Dipinto di Gustave De Jonghe (Courtrai 1829 – Anversa 1893), "La lettera d’amore"

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Gustave De Jonghe (Courtrai 1829 – Anversa 1893), " La lettera d’amore" , 1865 circa. Olio su tavola, cm. 60 x 50 Firmato “Gustave De Jonghe” in basso a sinistra.   La raffinata tela raffigura una scena d’interno ambientata in un salotto dell’alta borghesia. La protagonista del...
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Pittura e scultura XIX secolo. Arredi neoclassici. Dipinti antichi. La galleria P...
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Gustave De Jonghe (Courtrai 1829 – Anversa 1893), "La lettera d’amore", 1865 circa.

Olio su tavola, cm. 60 x 50

Firmato “Gustave De Jonghe” in basso a sinistra.

 

La raffinata tela raffigura una scena d’interno ambientata in un salotto dell’alta borghesia.

La protagonista del dipinto si regge mollemente con una mano ad un tavolo laccato, in stile asiatico, ricoperto da un tappeto persiano; il suo sguardo sognante sembra perso oltre una finestra oltre la tela e da cui trapela una luce limpida e fredda, che irradia la stoffa color crema delle vesti. La donna indossa un completo in seta elegante e alla moda, i cui orli sono decorati da balze di tulle nero. Il viso fresco e leggermente paffuto è incorniciato da ricci scuri, raccolti in un’acconciatura a crocchia. 

Con le dita della mano sinistra stringe delicatamente un foglio scritto: poco distante, sul parquet, giace una busta da lettere. La lettera d’amore, consegnata alla fanciulla assieme al mazzo di rose sul tavolo, è ciò che dà il titolo a quest’opera: del medesimo soggetto, assai popolare, esistono più versioni. 

Un tratto distintivo della pittura di De Jonghe è sicuramente l’influenza del japonisme, corrente diffusasi in Francia a seguito della riapertura degli scambi commerciali con il Giappone nel 1858; nel dipinto, oltre al già citato ripiano in lacca nera, è presente un vaso imari in porcellana in cui è piantata una Palma Fontana, una specie sempreverde proveniente dalla Cina. La carta da parati dello sfondo, decorata da motivi fogliacei e ed elementi inequivocabilmente d’ispirazione nipponica quali aironi e camelie, ricorda l’ukiyo-e, la stampa giapponese nata durante il periodo Edo.

 

 

BIOGRAFIA

Gustave Léonard De Jonghe nel 1829 nasce a Courtrai, città belga situata nelle Fiandre Occidentali. Il padre, Jan-Baptiste de Jonghe, era un celebre paesaggista belga, divenuto insegnante prima all’Accademia di Courtrai poi nel 1841 alla Reale Accademia di Belle Arti di Anversa.

Esperto di pittura, disegno ed incisione, aderisce e reinterpreta la corrente romantica con un’impronta personale. In un ambiente tanto florido, Gustave riceve le sue prime lezioni d’arte; successivamente si iscrive all’Accademia Reale di Belle arti di Bruxelles, sotto la guida del pittore neoclassico François-Joseph Navez (1787-1869). Nel 1844 muore il padre Jan-Baptiste e, per permettere al giovane di continuare i suoi studi, la municipalità di Kortrijk gli regala una borsa di studio. In questo periodo stringe amicizia col pittore Louis Gallait (1810-1887), che diventa suo mentore. Partecipa alla sua prima esposizione al Salon di Bruxelles nel 1848, per poi trasferirsi a Parigi qualche anno dopo; nella città francese ha finalmente la possibilità di farsi notare come artista: partecipa assiduamente ai Salon ed incontra la fama grazie ad una clientela composta principalmente dalle ricche donne dell’alta borghesia. A partire dagli anni ’50 il pittore si sposta tra Francia e Belgio, come dimostra la sua partecipazione al Salon belga del 1854 con la tela Pellegrini in preghiera per Nostra Signora della Consolazione, ora conservata ai Musei Reali del Belgio. Il dipinto, dalla composizione e soggetto innovativi, rappresenta una cesura col mondo accademico legato ancora agli stilemi romantici e una precoce adesione alla neonata corrente Realista. Nel 1863 e l’anno successivo vengono riconosciuti all’artista degli encomi rispettivamente dal Salon de Paris e da Re Leopoldo I del Belgio. 

Verso la fine degli anni ’50, il collega Alfred Émile Léopold Stevens (1823 – 1906) attrae l’attenzione del pubblico parigino, specie quello borghese, con i suoi eleganti soggetti femminili; le giovani, ritratte sovente in lussuosi ambienti ed abiti ricercati, diventano simbolo della donna moderna: delicata, colta, materna ed estremamente femminile. De Jonghe, come altri pittori suoi coetanei, tra cui il belga Charles Baugniet e il francese Auguste Toulmouche, aderisce con entusiasmo alla moda lanciata da Stevens, come dimostrano le opere dipinte a partire dal 1865 circa. 

I soggetti prediletti sono giovani donne, talvolta accompagnate dalle loro figlie, ritratte in interni raffinati in cui spicca un importante interesse per l’esotico e soprattutto il Giappone; si ricordano tra le opere più celebri l’intima e materna scena del Riposo Pomeridiano e l’Ammiratrice del Giappone. A partire dagli anni ’70 il successo lo porta spesso in entrambe le città, dove raccoglie grandi consensi.

La brillante carriera è tuttavia stroncata nel 1882 da un’emorragia celebrale che lo rende cieco e lo costringe ad abbandonare la pittura. Assente ormai l’unica fonte di reddito, la comunità artistica parigina, composta da colleghi e amici di De Jonghe, organizza una vendita benefica per sostenere economicamente il pittore e la sua famiglia. Torna ad Anversa nel 1884, dove rimarrà fino alla sua morte nel 1893.

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