Carlo Piacenza, Mercatino alla Torre di Giaveno, olio su tela

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Carlo Piacenza (Torino, 3 dicembre 1814 – Castiglione Torinese, 1887) Mercatino alla Torre di Giaveno 1850-'60 circa Olio su tela, cm 87 x 123 cm Prezzo compreso tra euro 7.500,00 / 8.500,00 oggetto corredato da certificato d'autenticità e di expertise...
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Carlo Piacenza (Torino, 3 dicembre 1814 – Castiglione Torinese, 1887)

Mercatino alla Torre di Giaveno

1850-'60 circa

Olio su tela, cm 87 x 123 cm

Prezzo compreso tra euro 7.500,00 / 8.500,00

oggetto corredato da certificato d'autenticità e di expertise (allegato a fondo pagina)

Il dipinto, eseguito a olio su tela, rappresenta una scena di mercato in un centro abitato in cui campeggia in posizione dominante una torre circolare di epoca medievale. L’opera può essere attribuita al pittore piemontese Carlo Piacenza (Torino, 3 dicembre 1814 – Castiglione Torinese, 1887). Del Piacenza si conosce un’altra opera comparabile, realizzata ad olio su tavola, firmata e datata in basso a sinistra, e raffigurante un Mercatino alla Torre. Il contesto architettonico rappresentato in quest’ultima è il medesimo della tela, benché vi siano alcune piccole varianti. Altrettanto per la scena di vita quotidiana descritta. Il dipinto su tavola, oggi in collezione privata, è pubblicato da Piergiorgio Dragone in Pittori dell’Ottocento in Piemonte. Arte e cultura figurativa. 1830-1865, Edito dalla Banca CRT di Torino.

Come si evince dal confronto tra le due opere, la torre raffigurata è la stessa, così come la casa adiacente sulla sinistra. Alcuni differenze si riscontrano osservando i gradini di accesso all’ambiente ospitato nella torre, forse una bottega, così come la descrizione delle staccionate in legno a protezione dei balconi della casa accanto. Nella versione su tela Piacenza inserisce, nella muratura della torre, un orologio attorniato da formelle in cotto e descrive in miglior stato di conservazione gli edifici che si susseguono a destra. Il taglio orizzontale della tela consente inoltre al pittore una descrizione accurata dell’ambiente circostante. Sulla destra si vede scomparire all’orizzonte una via della cittadina, mentre in primo piano, sullo slargo in cui ha sede il mercato, si affaccia una muratura che circoscrive un rigoglioso giardino privato. In entrambe le opere i panni stesi, alcuni vasetti in cotto con piantine ornamentali, il ramo di una pianta verdeggiante che si arrampica sulla torre, nonché gli abitanti intenti nelle loro attività mercantili, restituiscono il vissuto del paese e vivacizzano la composizione.

Attraverso la comparazione con alcuni documenti ritrovati, è possibile identificare il luogo esatto rapresentato nei dipinti: si tratta di una delle torri medievali del comune di Giaveno.

Esiste un’acquaforte firmata da Francesco Mennyey (Torino 1889 - 1950), pittore e incisore conosciuto a livello internazionale nella prima metà del XX secolo, che raffigura lo stesso scorcio descritto da Piacenza. Mennyey firma e intitola l’incisione Giaveno.

Il raffronto con la stampa, realizzata intorno agli anni ’20 del XX secolo, consente non solo di accertare il luogo del dipinto in oggetto, ma anche di dimostrare che l’orologio che Piacenza descrive nella tela è un’aggiunta di invenzione che l’artista reputava forse necessaria per arricchire la semplice architettura medievale, equilibrando l’insieme con un richiamo cromatico nei toni dei rossi.

La torre rappresentata è ancora oggi presente. Giaveno, comune non lontano da Torino e situato all’imboccatura della Val Sangone, ha origini molto antiche. Il primo insediamento risale all’epoca romana, ma acquisisce importanza nei secoli centrali del Medioevo, quando viene sottoposta alla signoria dei potenti abati della Sacra di San Michele. Nel 1209, grazie a una donazione del conte di Savoia Tommaso I, gli abati di San Michele fortificano la piazza con una cinta muraria ed edificano un castello. Nel 1347, l’abate Rodolfo di Mombello fa alzare le mura, intervallandole da cinque torri circolari. Il perimetro della Cittadella Abbaziale risulta ancora oggi ben leggibile nell’attuale via Roma. Della cinta muraria sono infatti sopravvissute tre torri, benché modificate nel corso dei secoli. A pianta circolare, in malta e sassi di fiume, presentano alla sommità una fascia decorativa in mattoni che forma un disegno geometrico ad archetti. Alcune fotografie storiche segnalano l’apertura e chiusura di alcune finestre e l’evoluzione del sito.

Carlo Piacenza nasce a Torino nel 1814 e si forma all’Accademia Albertina allievo di Cesare Biscarra e Pietro Fea. Dopo un periodo di apprendistato presso l’acquerellista bernese Juillerat, incomincia a dipingere soggetti ispirati alla campagna piemontese e valdostana, con l’intento di raffigurare il “vero” della natura. Esordisce alla Promotrice di Torino nel 1843 presentando alcune vedute contraddistinte da un pacato naturalismo e da un’intonazione romantica e idilliaca, talvolta malinconica. Le doti di pittore naturalista si intensificano con la ricerca luministica che l’ambientazione può offrire. Piacenza giunge così ad alti risultati attraverso una propria e personale modulazione della luce, ottenendo consensi di critica alle mostre torinesi a cui partecipa regolarmente, in particolare quelle tenute alla Promotrice e al Circolo degli Artisti. Si dedica all’insegnamento privato e ha come allievi i figli del duca Ferdinando di Genova, Tommaso e Margherita di Savoia. Dal 1856 è inoltre titolare della cattedra di Disegno all’Accademia militare torinese che regge fino alla morte, avvenuta nel 1887. La pittura di Carlo Piacenza prosegue, accanto a quella dell’amico e collega Angelo Beccaria, un filone di sereno paesaggismo che aveva contraddistinto la prima metà del XIX secolo. Piacenza, tuttavia, si pone innovativo nel panorama artistico piemontese per una spiccata attenzione rivolta a concreti momenti di cronaca quotidiana, conferendo dunque connotazioni di verismo alle sue opere.

La tela oggetto di questo studio appare significativa nell’ambito del percorso artistico di Piacenza. La descrizione veristica del paesaggio è vivacizzata dalla scena di mercato e in cui la ricerca cromatica trova ampio sviluppo nella resa delle zone d’ombra e della calda luce estiva. L’opera inoltre appare documento di interesse storico per le vicende architettoniche che hanno interessato il comune di Giaveno, testimonianza di un luogo oggi fortemente trasformato dagli adattamenti urbani.

Carlotta Venegoni

Bibliografia essenziale:

Bevilacqua E.; Minola M., Giaveno e la sua valle, Edizioni Susa Libri, Susa 2001

G.L Marini, Carlo Piacenza in Dizionario degli artisti e degli incisori italiani, vol.VIII, Torino 1975

Piergiorgio Dragone, Pittori dell’Ottocento in Piemonte. Arte e cultura figurativa. 1830-1865, Banca CRT, Torino 2001 e ivi

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