Ritratto di Giuseppe Verdi (1856), Carlo Gaudenzio Lupetti (Vogogna, 1827 - Nantes, 1862)
Carlo Gaudenzio Lupetti (Vogogna, 1827 – Nantes, 1862)
Ritratto di Giuseppe Verdi
Olio su tela, cm 110 x 147
Con cornice cm 135 x 158
Firmato a sinistra “Lupetti 1856”
La tela in esame è una raffinata opera del pittore piemontese Carlo Gaudenzio Lupetti. Nato nel 1827 a Vogogna, un piccolo borgo al centro della Val d’Ossola, apprese l’arte del dipingere presso le botteghe di alcuni pittori locali, Giuseppe Sotta e Gian Battista Simonis, per poi perfezionarsi all’Accademia Albertina di Torino, vincendo una medaglia d’argento e il premio per il nudo. In seguito si trasferì a Parigi, dove nel 1853 fu allievo di Léon Cogniet (1794-1880), e viaggiò anche in Belgio e in Olanda. Si specializzò nella ritrattistica e nella resa degli animali e aprì stabilmente uno studio a Nantes, dove però morì improvvisamente, a soli trentacinque anni, il 9 novembre 1862. Alcune sue opere si conservano in importanti musei e collezioni; la Pinacoteca Galletti di Domodossola possiede due opere, La Zingara, acquistata direttamente da re Vittorio Emanuele II e donata al museo dal figlio Umberto I, e L’innocenza. La sua produzione presenta una scelta piuttosto variegata di soggetti, risentendo senza dubbio dell’eclettismo ampiamente diffuso nell’arte italiana del XIX secolo. Il pittore però si discosta da tanti contemporanei per una spiccata forza di sentimento e vivacità di colorito. Tali peculiarità sono evidenti anche nel Ritratto di Giuseppe Versi, dove il compositore, pur elegantemente vestito, è colto nella sua domestica quotidianità, seduto accanto al pianoforte, con la penna in mano per correggere gli spartiti musicali, sui quali si può leggere l’anno 1856. Il protagonista appare distratto dalla presenza dell’amato cane, un piccolo cocker bianco, che teneramente accosta la propria zampa alla mano del padrone. Da questo punto di vista, l’opera segue perfettamente le convenzioni della ritrattistica ottocentesca, volta a rendere partecipe l’osservatore della vita privata degli esponenti dell’alta borghesia, carica di affetti e artistiche passioni, quali la musica. Si noti infine anche la soffusa atmosfera in cui sono collocate le figure, realizzata accostando sapientemente le calde cromie rosse e dorate del legno dello strumento musicale o del tessuto arabescato della poltrona, con quelle più fredde del verde drappo, della pianta sull’estrema sinistra e dei libri sulla libreria.
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