Alessandro Castelli (1809 - 1902) Piazza San Marco con gentiluomini e gentildonne

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Alessandro Castelli (Roma 1809 - 1902) Piazza San Marco con gentiluomini e gentildonne Olio su tela, cm. 63 x 48 Firmato e datato '89', in basso a destra Cornice in legno e stucchi dorati con decori a palmette e ghirlanda della fine del XIX secolo    ...
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Alessandro Castelli (Roma 1809 - 1902)

Piazza San Marco con gentiluomini e gentildonne

Olio su tela, cm. 63 x 48

Firmato e datato '89', in basso a destra

Cornice in legno e stucchi dorati con decori a palmette e ghirlanda della fine del XIX secolo

 

 

 

Nato a Roma nel 1809, Alessandro Castelli mostrò fin da giovane una spiccata attitudine per l'arte, ricevendo i primi insegnamenti dallo zio Simone Pomardi e frequentando poi l'Accademia di San Luca. Inizialmente più attratto dalla grafica, lavorò alla Calcografia camerale, dimostrando un talento innato per il disegno.

Le sue prime opere rivelano una sintesi affascinante tra un'attenta osservazione della natura e una visione del paesaggio intrisa di elementi fantastici. Allo stesso tempo, si nota una forte influenza del neoclassicismo, che si manifesta in composizioni equilibrate e in una tecnica precisa. A testimonianza di questo, si possono ammirare alla Calcografia nazionale di Roma le sue incisioni da paesaggi di Gaspard Dughet e le diciannove tavole dedicate allo "Studio di paesaggio", che combinano vedute complete a dettagli botanici.

Castelli fu tra i primi artisti romani a mostrare un interesse per il vedutismo napoletano, sebbene in modo più discreto rispetto ad altri suoi contemporanei. Nonostante le divergenze artistiche con Nino Costa, frequentò assiduamente il vivace ambiente artistico della Roma di quegli anni, entrando in contatto con pittori italiani e stranieri che lavoravano nella campagna romana.

Nel 1849, Castelli partecipò attivamente alla difesa della Repubblica romana, documentando con una serie di disegni dal vero i tumulti del '48 e la resistenza della città. Costretto all'esilio dopo la caduta della Repubblica, intraprese lunghi viaggi in Francia, Germania e Inghilterra, partecipando a numerose esposizioni e riscuotendo un notevole successo, soprattutto in Francia. Lo stesso Napoleone III, in occasione del Salon del 1867, ammirò ed acquistò i dipinti esposti dall’artista. Nonostante i numerosi contatti con l'ambiente artistico europeo, lo stile di Castelli sembrò evolvere in modo meno significativo dopo il suo ritorno a Roma nel 1870. Le opere di questo periodo, come "Eruzione del Vesuvio", "La Morte di Plinio" e "La Notte sul Golgota", mostrano un interesse crescente per i temi storici e religiosi, spesso ambientati in paesaggi ricchi di suggestioni.

Il paesaggio, tuttavia, rimase sempre al centro della sua ricerca artistica. Castelli creava paesaggi composti, frutto di una attenta osservazione della natura, che utilizzava come sfondo per le sue narrazioni storiche e religiose. Un esempio è "Le Marie al sepolcro" o "Annibale che valica le Alpi".

La produzione artistica di Castelli è vastissima e caratterizzata da una certa ripetitività di temi, ma allo stesso tempo da una grande ricchezza compositiva. Tra le sue opere più significative, "La Nera a Narni" si distingue per la maestria nell'uso dei colori e per la capacità di trasmettere le atmosfere tipiche del paesaggio italiano.

Eletto nel 1874 accademico di S. Luca nella classe dei paesisti (Roma, Arch. dell’Accademia di S. Luca, busta 36, n. 209), insegnò sia nell’Accademia romana sia a Firenze, ed Urbino. Nel 1886 è stato tra i primi esponenti dell’associazione In arte libertas fondata da Nino Costa e Giulio Aristide Sartorio. Questa 'associazione si proponeva di liberare l'arte dalle rigidità accademiche e dai dettami della tradizione. Questo movimento, che contava tra i suoi membri artisti come Adolfo de Carolis e Alessandro Morani, Luigi Serra, si poneva l'obiettivo di promuovere un'arte più libera, ispirata all'osservazione diretta della natura e aperta alle influenze internazionali. In Arte Libertas rappresentò un momento fondamentale per l'arte italiana, contribuendo a rinnovare il panorama artistico e a preparare il terreno per le avanguardie del Novecento. L'associazione, pur avendo avuto una vita relativamente breve, lasciò un'impronta indelebile sulla cultura italiana, dimostrando come l'arte possa essere uno strumento di liberazione e di rinnovamento.

La presente offre un interessante nuovo tassello dell’arte del Castelli; realizzata alla fine degli anni ’80 del secolo non raffigura una delle usuali vedute paesaggistiche ma, bensì, una veduta cittadina. Raffigurata è Venezia con le sue barche sulle rive affollate di Piazza San Marco, con al fondo la Basilica di Santa Maria della Salute. L’attenzione cade sui personaggi, dame finemente abbigliate, gentiluomini e prelati che affollano ne affollano le rive.  

 

 

 

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