Joseph Carl Berthold Püttner (Planà, 1821 – Vöslau, 1881), Gondole al tramonto davanti a Piazza S. Marco e Santa Maria della Salute

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Joseph Carl Berthold Püttner (Planà, 1821 – Vöslau, 1881) Gondole al tramonto davanti a Piazza S. Marco e Santa Maria della Salute (2) Olio su tela, cm 34,5 x 50,5 Con cornice, cm 53,5 x 68,5 Firmate e datate: “J.C.B. Püttner, 1873 e 1874”   La coppia di tele in esame,...
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Joseph Carl Berthold Püttner (Planà, 1821 – Vöslau, 1881)

Gondole al tramonto davanti a Piazza S. Marco e Santa Maria della Salute

(2) Olio su tela, cm 34,5 x 50,5

Con cornice, cm 53,5 x 68,5

Firmate e datate: “J.C.B. Püttner, 1873 e 1874”

 

La coppia di tele in esame, raffiguranti delle gondole al tramonto davanti rispettivamente a Piazza San Marco e alla Basilica di Santa Maria della Salute, vennero realizzate la prima nel 1873 e la seconda l’anno successivo per mano dell’artista ceco Joseph Carl Berthold Püttner (Planà, 1821 – Vöslau, 1881), come attestano le firme poste in basso a destra. Nato nel 1821 a Planá, nell’attuale Repubblica Ceca, era figlio di Johann Karl Püttner, un ufficiale del Principato di Reuss e trascorse la sua giovinezza tra le città di Praga, Leitmeritz e Pilsen. Dopo aver frequentato la scuola superiore a Egra e aver svolto un primo apprendistato di sei anni in una fabbrica di porcellana nei pressi di Karlovy Vary, decise di sviluppare autonomamente le sue capacità artistiche: senza raccomandazione e da completo autodidatta si stabilì a Vienna, dove per sopravvivere dovette spesso accontentarsi di dipingere cuochi o apprendisti sarti in cambio di pochi fiorini. Il debutto ufficiale di Püttner nel mondo artistico avvenne nel 1842, quando presentò un ritratto ad acquerello all'esposizione annuale dell'Accademia di Belle Arti di Vienna, che vide la sua partecipazione anche negli anni successivi con le sue prime prove da paesaggista. Grazie al mecenatismo della facoltosa famiglia Zichy, dal 1842 al 1845 lavorò come insegnante di disegno al castello di Lang a Székesfehérvár, in Ungheria, prima di intraprendere nell'estate del 1846 un primo breve viaggio di studio a Roma e successivamente nei Paesi Bassi. Il trasferimento ad Amburgo nel 1850 segnò una svolta nella sua carriera artistica: le sue marine ed i suoi paesaggi, per lo più di gusto romantico, riscossero un grande successo tra i banchieri ed i mercanti tedeschi, su tutti i due fratelli amanti dell'arte Gustav e César Godefroy, i più influenti armatori della città, che misero a disposizione dell’artista tutte le loro navi. Così, nella primavera del 1851, Püttner si imbarcò sulla nave Alfred a Glückstadt e per prima cosa circumnavigò Capo Horn fino a Valparaiso, dove sbarcò dopo un viaggio di 104 giorni durante il quale lavorò ininterrottamente. Sono poi documentati un soggiorno in Islanda ed un nuovo viaggio di studio tra il 1852 e il 1853 in Nord e Sud America, con tappa alle isole di Tonga e Tahiti e nell’entroterra di Cordigliera. Navigò poi lungo la costa occidentale del Sud America attraversando il Cile, la Bolivia ed il Perù fino a Panama e viaggiò fino alle Indie Occidentali percorrendo oltre duemila miglia in treno negli Stati Uniti, fino all'alto Mississippi. Al rientro in Europa, dopo vari soggiorni in Inghilterra, Germania, Belgio e Olanda, decise nel 1855 di trasferirsi stabilmente a Vienna, dove nel 1861 divenne membro del Künstlerhaus di Vienna e dove fu nominato pittore di marine alla corte austriaca, restaurando numerosi dipinti in possesso dell'imperatore austriaco Francesco Giuseppe. Dal 1869 Püttner si stabilì a Vöslau con la moglie, nipote del tenore inglese Charles Incledon, dove morì nel 1881

Tra i viaggi più importanti che compì nel corso della sua maturità ci fu senz’altro quello in Italia, dove ebbe modo di vedere da vicino le principali città della penisola, restando affascinato dalla bellezza senza tempo di Venezia. Le vedute veneziane di Püttner, infatti, rappresentano un capitolo affascinante e distintivo all'interno della vasta produzione di questo artista: noto per la sua versatilità tematica, le sue interpretazioni di Venezia possiedono una qualità unica che le distingue nel panorama vedutista ottocentesco, rivelando un approccio pittorico intriso di sensibilità romantica e un acuto senso dell'atmosfera. Come nei due casi in esempio, emerge l’abilità dell’artista nel catturare la luce cangiante e l'aura eterea della città lagunare. I suoi cieli, ampi e dominanti, sono resi con pennellate fluide e delicate, modulando tonalità che vanno dai rosa pallidi e gli azzurri diafani delle prime ore del giorno ai dorati infuocati del tramonto. Questa attenzione alla luce non è meramente descrittiva: essa diviene un elemento narrativo fondamentale, capace di evocare la malinconia romantica, la quiete serena o la vibrante energia della città. Le sue vedute non sono semplici cartoline pittoresche, ma piuttosto delle meditazioni visive sulla bellezza dei luoghi che ha modo di visitare, sul rapporto tra l'uomo e l'ambiente circostante, e sul fascino senza tempo di luoghi unici al mondo.

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