Bartolomeo Mancini (attr.), Madonna orante

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Bartolomeo Mancini (Firenze, 1670 – Roma, 1727), attr. Madonna orante Olio su tela, 35 x 25 cm Con cornice, 54 x 47   Questo dipinto è probabilmente ascrivibile al pennello di Bartolomeo Mancini, allievo del maggior esponente del barocco toscano Carlo Dolci...
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Bartolomeo Mancini (Firenze, 1670 – Roma, 1727), attr.

Madonna orante

Olio su tela, 35 x 25 cm

Con cornice, 54 x 47

 

Questo dipinto è probabilmente ascrivibile al pennello di Bartolomeo Mancini, allievo del maggior esponente del barocco toscano Carlo Dolci (Firenze, 25 maggio 1616 – Firenze, 17 gennaio 1686) attivo tra Firenze e Roma a cavallo tra Seicento e Settecento. 

Il Mancini, insieme ad Onorio Marinari (1627-1715), risulta essere la figura più indagata dalla critica per quanto concerne la cerchia degli allievi del Dolci. Questi, sebbene sia stato un abilissimo artista caratterizzato da un virtuosismo tecnico pari quasi a quello del maestro, per tutta la propria carriera si dedicò quasi esclusivamente alla riproduzione seriale delle immagini devozionali derivanti da prototipi di Carlo Dolci e di altri pittori centro italiani della metà del XVII secolo. Uno dei modelli più frequentemente ripresi dal Mancini è quello della cosiddetta Madonna del dito di Carlo Dolci, nota in una ventina di versioni firmate o a lui attribuibili con certezza. 

Le Andachtsbilder, ovvero le immagini devozionali a mezzobusto, dei grandi maestri della metà del Seicento catalizzano in varie altre occasioni l’attenzione di Mancini: in questo caso, il pittore di origini toscane guarda, senza ombra di dubbio, ai modelli del marchigiano Giovan Battista Salvi, maggiormente noto come Sassoferrato. Il dipinto sembra ispirarsi a quello eseguito dal Salvi per la chiesa di Santa Chiara di Sassoferrato. La rappresentazione della Vergine orante, con le mani giunte ed ammantata di blu, risulta assai comune per quanto concerne il corpus pittorico del Sassoferrato: esemplificativi in questo senso sono i dipinti dei Musei Civici di Cesena, dei Musei Civici di Pesaro e della Galleria Estense di Modena. 

Dell’opera della chiesa di Santa Chiara di Sassoferrato esiste un vastissimo numero di copie e varianti, eseguite tra la fine del Seicento e i primi dell’Ottocento: tra queste, una delle più note è quella di Agostino Bigatti, eseguita tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo e attualmente alla Pinacoteca di Brera. 

 

 

 

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