Paesaggio con ponte, Scuola romana del XVII secolo

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Scuola romana del XVII secolo Paesaggio con ponte – Cristo e la samaritana al pozzo Olio su tela, cm 42 x 59,5 – Con cornice, cm 54, 5 x 71 cm      La tela di piccolo formato, ritrae un ampio scorcio cittadino circondato da un paesaggio bucolico...
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Scuola romana del XVII secolo

Paesaggio con ponte – Cristo e la samaritana al pozzo

Olio su tela, cm 42 x 59,5 – Con cornice, cm 54, 5 x 71 cm 

 

 

La tela di piccolo formato, ritrae un ampio scorcio cittadino circondato da un paesaggio bucolico e rigoglioso, probabilmente reinterpretazione della campagna romana o dell’Agro. Fulcro della tela è il ponte costituito da diverse campate oltre il quale si erge un borgo. In lontananza il paesaggio fatto di verdeggianti montagne si apre in quello che sembra un lago solcato da imbarcazioni.  Il paesaggio è animato dalla presenza umana; non solo piccole e fugaci figurine intente a camminare lungo terrosi sentieri ma anche la rappresentazione, nel primo piano, di un episodio evangelico, quello di Cristo e della Samaritana al pozzo.

Il paesaggio preso in esame può essere chiaramente ricondotto a un pittore formatosi sugli esempi del grande paesaggio barocco romano seicentesco che vede nelle Lunette Aldobrandini di Annibale Carracci ma anche in Claude Lorrain, Nicolas Poussin e Gaspar Doghet i suoi più grandi realizzatori. Se in passato, dunque, il paesaggio veniva considerato lo sfondo scenografico sul quale proiettare la rappresentazione di personaggi divini o umani, nel XVII secolo esso diviene un genere pittorico autonomo e codificato. Con Carracci si origina il cosiddetto paesaggio ideale: una ricostruzione mentale di una natura pacificata ed armoniosa in cui si realizza il sogno di una perfetta comunione con l’uomo. Sulla scia di Annibale, come detto, durante il Seicento il paesaggio “classico” romano conosce una lunga e felice stagione ad opera di artisti come Domenichino, e i francesi Claude Lorrain, Nicolas Poussin e Gaspar Dughet. Con Lorrain si sviluppa l’indagine della campagna romana in ogni suo aspetto, studiandone le variazioni nelle diverse ore della giornata, delle stagioni o condizioni atmosferiche, sempre però nutrita da un senso bucolico virgiliano. Con Poussin l’approccio diviene elaborazione intellettuale e sofisticata costruzione razionale. Dagli esempi dei grandi maestri, la stagione barocca romana, dalla metà del Secolo, vide fiorire diverse personalità che con riprese, ma anche importanti personali rielaborazioni, portarono ad ulteriore diffusione il genere.

Tra le personalità accostabili all’opera in esame non si può non citare Crescenzio Onofri (1634-1714), definito dal Salerno come unico vero allievo del Dughet, che diffonderà poi a Firenze il gusto del paesaggio barocco influendo su pittori toscani quali il Panfi e il Peruzzini. Suoi quadri sono in varie raccolte romane; come ad esempio, i paesaggi provenienti dalla Collezione Sacchetti e oggi presso la Pinacoteca Capitolina. e quelle nella collezione Almagià a Roma, altre nel Palazzo di Montecitorio, ma il gruppo più cospicuo è nella Galleria Doria. A confronto si possono citare i due passaggi della National Gallery di Londra, il paesaggio con ponte passato sul Mercato Antiquario ma anche il disegno della National Gallery of Art  di Washington.

Nell’opera si possono trovare anche gli influssi dell’arte di Giovanni Francesco Grimaldi, artista di origini bolognesi ma documentato a Roma nel 1627. E' possibile affermare che il pittore sia uno dei più affermati paesaggisti attivi attorno alla metà del secolo e lo dimostrano a esempio, i suoi lavori per i Falconieri, i Borghese e i Peretti-Montalto. I suoi paesaggi sono fortemente influenzati dalla tradizione bolognese che parte dal Carracci al Domenichino filtrati attraverso un linguaggio maggiormente romano.  Il suo prestigio come artista nell'ambiente romano lo portò a entrare nella prestigiosa Accademia di San Luca già nel 1635 e a rivestire all'interno di tale istituzione vari incarichi (Rettore nel 1656) fino alla più alta carica di Principe nel 1666 dopo avervi rinunciato nel 1658. Nel 1657 entrò anche tra alla Congregazione dei Virtuosi al Pantheon.

Per altri confronti si prendano in considerazione il paesaggio di Palazzo Wilanów, Varsavia, del Museo Fabre, Monpellier, del Prado di Madrid. 

 

 

 

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