Arianna sull'isola di Nasso, Guido Reni (Bologna, 1575 – Bologna, 1642) bottega di

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Arianna sull'isola di Nasso Bottega di Guido Reni (Bologna, 1575 – Bologna, 1642)   Attribuibile a Francesco Gessi (Bologna 1588 - 1649) Olio su tela 114 x 86 - in cornice 128 x 105 cm. Soggetto del bel dipinto proposto è un'avvenente fanciulla seduta...
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Arianna sull'isola di Nasso

Bottega di Guido Reni (Bologna, 1575 – Bologna, 1642)  
Attribuibile a Francesco Gessi (Bologna 1588 - 1649)

Olio su tela

114 x 86 - in cornice 128 x 105 cm.

Soggetto del bel dipinto proposto è un'avvenente fanciulla seduta sugli scogli, maliziosamente discinta e con lo sguardo dolcemente svagato, mentre a farle da sfondo il blu intenso di un mare cristallino, che ne fa risaltare il corpo scultoreo ed impreziosisce la composizione.

Seppur con varianti, l’invenzione di questa fascinosa immagine è tratta dall’iconografia mitologica, e deriva da un segmento del dipinto di Guido Reni raffigurante Bacco e Arianna, realizzato intorno al 1614 per il collezionista bolognese Cesare Rinaldi (1559–1636), e poi acquistato dal cardinale Pietro Ottoboni per la sua residenza romana, ed oggi custodito al Los Angeles County Museum of Art (olio su tela, 86 x 96 cm., URL museo: https://collections.lacma.org/node/242336)

Le figura femminile è dunque da identificare con la bella Arianna, figlia del re cretese Minosse, che dopo essersi innamorata di Teseo ed averlo aiutato ad uscire dal labirinto del mostruoso Minotauro, venne abbandonata dall'ingrato eroe sull’isola di Nasso, le cui navi si vedono allontanarsi all'orizzonte. Secondo il greco Filostrato (Imagines, 1,15) la fanciulla venne però salvata dal dio Bacco, che trovandola mentre dormiva sulle rive, bellissima e completamente nuda, si invaghì perdutamente e le chiese se voleva essere sua sposa.

In campo pittorico la figura di Arianna venne sovente presa in prestito, soprattutto a partire dal Rinascimento, con il pretesto di mettere in scena il celebre mito mito greco ma anche come Allegoria dell'amore profano.

Si tratta di un soggetto iconografico molto raffinato, ispirato ai colti modelli letterari e pertanto apprezzato dai collezionisti dell’epoca, che nel contempo adoravano ornare le proprie dimore con figure dalle aggraziate nudità.

La nudità è tipicamente reniana - con quei caratteri che poi diventeranno elementi distintivi del classicismo bolognese - e tende ad idealizzare il soggetto raffigurato, facendogli spesso assumere pose classiche, quasi da statua antica, ed espressioni eteree, come il candido volto della giovane.

Siamo di fronte ad una composizione che, eseguita nel pieno Seicento, può essere verosimilmente accostata alla mano di un pittore dell’entourage di Guido Reni,  in particolare a Francesco Gessi (Bologna 1588 - 1649), uno tra i suoi più fedeli seguaci.

Tra i primi scolari cresciuti nella bottega di Guido Reni, egli rappresenterà, insieme a Giovan Andrea Sirani, la continuità della tradizione classicista del suo maestro in ambito locale.

Come sarebbe infatti riscontrabile nella tela proposta, Gessi ne continuò lo stile, ammantando le sue opere di una luce diffusa, evidenziando le forme e i morbidi panneggi, mentre la fisionomia trasognata e la delicata scala cromatica infondono alla scena un classicismo arcadico e teatrale.

Frequentando la prestigiosa bottega di Guido per un decennio, dal 1614 al 1624, la sua prima produzione è quindi ispirata al maestro, imitandone con grande attenzione lo stile e riproponendone le iconografie più famose, come in questo caso, dove vediamo estrapolato un frammento di una composizione più complessa.

 

INFORMAZIONI SUPPLEMENTARI:

Il dipinto viene venduto completo di una piacevole cornice dorata ed è corredato di certificato di autenticità e scheda iconografica descrittiva.

Ci occupiamo ed organizziamo il trasporto delle opere acquistate, sia per l'Italia che per l'estero, attraverso vettori professionali ed assicurati.

Qualora abbiate il desiderio di vedere questa od altre opere di persona, saremo lieti di accogliervi nella nostra nuova galleria di Riva del Garda, in Viale Giuseppe Canella 18. Vi aspettiamo!

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