XVII secolo, Scuola genovese

Allegoria della guerra (triade di putti)

Olio su tela, cm 66 x 85,5

Cornice, cm 82 x 104

La tela in questione, riconducibile alla mano di un pittore della scuola barocca genovese attivo nel corso del XVII secolo, raffigura una triade di putti semicoperti da leggeri drappi variopinti, intenti a compiere azioni differenti: quello posizionato a destra, cinto da un manto rosato, regge due spade e reca davanti a sé un elmo; quello posizionato al centro, abbigliato con un drappo dorato, è immortalato nel momento in cui porta le mani alla testa, in quanto unico protagonista a non presentare nessun attributo; infine, il terzo putto, collocato a sinistra e avvolto da un delicato tessuto di colore azzurro, è raffigurato nell’atto di suonare con le bacchette un piccolo tamburo, che richiama quello utilizzato nelle battaglie per impartire il ritmo di marcia e gli ordini all’esercito. In questo senso, i tre putti potrebbero essere anche interpretati come un’allegoria della guerra.

I tre personaggi, immersi in uno sfondo costituito da un cielo al tramonto dalle tenui tonalità aranciate, presentano caratteristiche fisiognomiche simili tra loro: il capo incorniciato da boccoli dorati, le guance rosate e paffute, gli occhi che rifuggono dallo sguardo dello spettatore, rivolgendosi in altre direzioni e i corpi floridi, ma puerili, il cui incarnato reso con tonalità calde, mette in evidenza la morbidezza della pelle.

L’opera può essere messa a confronto con alcuni dipinti inerenti allo stesso soggetto di Domenico Piola (Genova, 1627-1703), una delle voci artistiche più significative del panorama della pittura barocca genovese e titolare della più importante bottega pittorica cittadina del tempo. Come nella tela in esame, nelle opere del Piola l’esecuzione pittorica è contraddistinta dai caldi toni cromatici degli incarnati dei putti e dalla morbida plasticità dei corpi, colti spesso in movimento ed in atteggiamenti giocosi. Dalle fonti sappiamo che importanti famiglie dell’aristocrazia locale, tra cui si potevano contare i Doria, gli Spinola e i Balbi, si rivolgevano abitualmente a lui per ornare i loro palazzi con storie di eroi classici, di imperatori antichi ed allegorie. Anche i soggetti più frivoli venivano apprezzati e richiesti volentieri dalla nobiltà: il tema dei putti, raffigurati in diverse attitudini e accompagnati da vari attributi, quali strumenti, libri, frutta, grandi vasi e ghirlande fiorite, sono, infatti, frequentemente documentati negli inventari delle quadrerie o citati nelle descrizioni dei palazzi genovesi.

Accanto al Piola, si possono citare altri esponenti della scuola genovese del Seicento che si cimentarono nel medesimo soggetto, come Anton Maria Vassallo (1617 – 1664/72), artefice dell’Allegoria della Primavera e dell’Autunno, Valerio Castello (1624 – 1659) insieme al suo allievo Bartolomeo Biscaino (1629 – 1657), o ancora Domenico Guidobono (1668 – 1746).

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