Ciro Ferri (Roma, 1634 – 1689), La cacciata di Agar

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Ciro Ferri (Roma, 1634 – 1689) La cacciata di Agar Olio su tela, cm 69 x 58,5 Con cornice, cm 81 x 70   Il soggetto dell’opera appartiene alle storie dell'Antico Testamento: Agar era la schiava egiziana di Sara, moglie sterile di Abramo, il quale, non...
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Ciro Ferri (Roma, 1634 – 1689)

La cacciata di Agar

Olio su tela, cm 69 x 58,5

Con cornice, cm 81 x 70

 

Il soggetto dell’opera appartiene alle storie dell'Antico Testamento: Agar era la schiava egiziana di Sara, moglie sterile di Abramo, il quale, non riuscendo ad avere figli dalla moglie, generò con Agar il suo primogenito, Ismaele. In seguito, Sara partorì Isacco, figlio legittimo di Abramo, a cui ordinò di cacciare Agar e Ismaele. Il salvataggio divino della madre e del figlio, condannati a vagare nel deserto, mette in luce l'attenzione di Dio per gli individui che la mentalità corrente considera inferiori nella gerarchia sociale. Tornando all’artista, si può considerare un esponente di spicco del barocco romano tanto da essere prima allievo e poi collaboratore di Pietro da Cortona, con cui affrescò il Palazzo del Quirinale a Roma e Palazzo Pitti a Firenze, e sotto la cui direzione lavorò all’ideazione delle diciotto stampe del Messale di Alessandro VII Chigi, edito a Roma nel 1662. Oltre alle collaborazioni con il grande maestro cortonese, il Ferri è ricordato per i magnifici affreschi nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Bergamo, oltre che per una serie di pale d’altare realizzate per le chiese della città di Roma e dei territori circostanti. La dinamicità della scena, che si struttura attorno alle figure centrali, fulcro del racconto e della composizione, trova poi un proseguo sui lati con la figura di Sara affacciata da una finestra in secondo piano e il paesaggio selvaggio sulla destra, dove Abramo conduce i due sventurati. Il tonalismo neo-veneto, diffusosi a Roma durante il Seicento, si riverbera nei colori ricchi e sgargianti degli abiti e anche negli elementi naturali dello scorcio panoramico: le nuvole tempestose, le fronde degli alberi e le montagne azzurre all’orizzonte si compongono di colori vibratili e cangianti a seconda del diverso grado di illuminazione mentre i contorni si sfumano nelle intense e corpose velature. Sebbene le maggiori opere del Ferri siano legate alla tecnica dell’affresco, egli dà qui un saggio di bravura pittorica su un materiale differente, memore dei dipinti religiosi, storici o mitologici realizzati nel corso della carriera, molti dei quali sono oggi esposti in prestigiosi musei di tutto il mondo: il Mosè difende le figlie di Jehtro al Museo d'Arte di San Paolo, lo Sposalizio alla Galleria Capitolina, le Vestali a Palazzo Spada, sempre a Roma, l’Alessandro Magno degli Uffizi, dove si trova anche il suo autoritratto, e il Miracolo di San Martino a Vienna.

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