Ecce Homo, Scuola genovese del Seicento, Valerio Castello (Genova, 1624 – Genova, 1659) bottega

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L’Ecce homo Scuola genovese '600 - Bottega di Valerio Castello (Genova, 1624 – Genova, 1659) Olio su tela (117 x 99 cm. - In cornice 138 x 118 cm.) DETTAGLI COMPLETI (clicca QUI) L'Ecce Homo, soggetto della nostra intensa tela, è l'episodio evangelico...
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L’Ecce homo

Scuola genovese '600 - Bottega di Valerio Castello (Genova, 1624 – Genova, 1659)

Olio su tela (117 x 99 cm. - In cornice 138 x 118 cm.)

DETTAGLI COMPLETI (clicca QUI)

L'Ecce Homo, soggetto della nostra intensa tela, è l'episodio evangelico durante il quale Gesù, in attesa della sua condanna e dopo la flagellazione, viene presentato al popolo da Pilato, allora governatore romano della Giudea, che qui vediamo ritratto al suo fianco dipinto con un turbante dal gusto mediorientale. Alla sua destra uno sgherro, dallo sguardo divertito, tieni la corda che lega le mani di Cristo.

La tela immortala il momento in cui il Salvatore accetta il suo destino finale: nel suo volto, non solo l'umiliazione ma anche un momento di profonda introspezione ed emozione. Viene poi ritratto con una corona di spine posata sopra i capelli lunghi e spogliato dei suoi vestiti, con le mani legate e incrociate, allusivamente alla sua immediata crocifissione sul Golgota.

‘’Ecce homo’’, che significa letteralmente "Ecco qui l'Uomo", fu la frase pronunciata dallo stesso Pilato per designare Gesù flagellato ed ingraziarsi la folla, consapevole di aver condannato un uomo innocente.

Questa tipologia di rappresentazione del Cristo sarà molto diffusa nel XVI secolo, dando origine a creazioni particolarmente intense, capaci di emozionare persino chi non predilige i soggetti di così forte impatto emotivo. Frustato e deriso in attesa del suo martirio, colpisce che il suo volto appaia triste, rassegnato, ma non sofferente, ad evocare la compassione che ha concesso ai suoi carnefici.

La composizione, dall’intenso carattere devozione, si inserisce agevolmente nell’ambiente genovese di metà Seicento e precisamente nel repertorio figurativo di Valerio Castello (Genova, 1624 - 1659); interprete di una nuova concezione compositiva, in rottura con la tradizione pittorica genovese, attraverso un recupero dei maestri del Manierismo cinquecentesco e un'attenta osservazione delle opere dei fiamminghi, primo fra tutti Rubens, e dei veneti presenti in abbondanza nelle collezioni genovesi.

Nell'ambito della cultura figurativa genovese, nessuno come Castello seppe interpretare, attraverso la vivacità del ritmo compositivo e della tavolozza, il sentimento nuovo di un'epoca che prediligeva una forte teatralità, che ben si adatta alla messa in scena del nostro soggetto.


INFORMAZIONI SUPPLEMENTARI:

L’opera venduta è completata da una piacevole cornice antica ma non coeva ed è corredata di certificato di autenticità e garanzia.

Ci occupiamo ed organizziamo il trasporto delle opere acquistate, sia per l'Italia che per l'estero, attraverso vettori professionali ed assicurati. È anche possibile vedere il dipinto nella galleria di Riva del Garda, saremo lieti di accogliervi per mostrarvi la nostra raccolta di opere.

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