San Gerolamo sostenuto da due angeli, Pittore veneto dei primi del Seicento
San Gerolamo sostenuto da due angeli
Pittore veneto dei primi del Seicento
Pittore veneto dei primi del Seicento
Olio su tela (86 x 67 cm. - In cornice 103 x 84 cm.)
I dettagli completi della presente opera sono consultabili direttamente dal seguente - LINK -
Il dipinto proposto ci offre un’intensa raffigurazione di San Girolamo, dottore della Chiesa vissuto tra IV e V secolo, secondo la tipica iconografia che lo vede immortalato nel deserto, e conforme alla tradizione letteraria che ne illustra il periodo di solitudine trascorso nel deserto.
Spogliato dei tradizionali attributi cardinalizi, Girolamo è rappresentato nelle vesti del santo eremita, le carni livide segnate dalla vecchiaia e dalle asprezze dei digiuni; stremato dalle fatiche dello studio, si accascia vicino ai sacri testi che giacciono sparsi a terra, miracolosamente sorretto dal gesto pietoso di due floridi angeli.
Innanzi a lui giacciono il teschio, simbolo della vanità della vita terrena, ed i libri, segno di quegli studi che dettero vita alla redazione della ‘Vulgata’, ossia la traduzione della Bibbia in lingua latina. Il leone ai suoi piedi richiama episodi tramandati dalle fonti, tra cui la Legenda Aurea di Jacopo da Varazze (fine XIII secolo), secondo la quale la bestia, ferita da una spina conficcatasi nella zampa, fu curata dal santo, e per questo gli rimase fedele, accompagnandolo per tutto il corso del suo ritiro.
A completarne l’iconografia gli altri attributi che lo contraddistinguono: la pietra con cui si è percosso il petto in segno di penitenza, il cappello cardinalizio che lo identifica come segretario del papa, ed in alto gli angeli che suonano le trombe del giudizio.
Un fiotto di luce rileva impietoso le pieghe e le rughe delle sue carni, dalle quali risalta il rosso inteso dell’ampio panneggio che cinge il corpo del Santo eremita.
L’analisi del dipinto ci permette di collocarne l’ambito esecutivo nella scuola nord italiana, eseguito da un autore di area veneziana nel primo Seicento, sebbene lo stile sia ancora ancorato ai dettami rinascimentali del secolo precedente.
Sia la maniera pittorica, sia il colorito in cui domina il rosso accesso del drappeggio che avvolgono il corpo del Santo, d’allusione alla dignità cardinalizia, si rifanno a Tiziano.
Esaminandone le caratteristiche stilistiche, troviamo grandi consonanze con le realizzazioni della bottega del veneziano Jacopo Negretti, detto Palma il Giovane. La sua pittura, ed il fascino che ne deriva, è il frutto della commistione di influenze diverse: quella della scuola veneta, appunto di Tiziano e Tintoretto, e quella fiorenitino-romana di Raffaello e Michelangelo, che ebbe modo di apprendere durante i quattro anni del suo soggiorno a Roma.
INFORMAZIONI SUPPLEMENTARI:
Il dipinto viene venduto completo di una bella cornice antica in legno ridorata ed è corredato di certificato di autenticità e scheda iconografica descrittiva.
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