Scuola Emiliana del XVII secolo, La preghiera di San Carlo

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Scuola Emiliana del XVII secolo La preghiera di San Carlo Olio su rame, cm 21 x 26 Con cornice, cm 31x 25 La rappresentazione di San Carlo Borromeo in meditazione davanti al crocefisso (e a volte un un teschio) è abbastanza ricorrente nell’iconografia...
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Scuola Emiliana del XVII secolo

La preghiera di San Carlo

Olio su rame, cm 21 x 26

Con cornice, cm 31x 25

La rappresentazione di San Carlo Borromeo in meditazione davanti al crocefisso (e a volte un un teschio) è abbastanza ricorrente nell’iconografia secentesca del grande arcivescovo milanese, artefice, insieme a Sant’ Ignazio di Loyola e San Filippo Neri, della riforma della Chiesa negli anni immediatamente successivi al Concilio di Trento. Sebbene alla sua morte nel 1584, avesse solo 46 anni, la sua azione  riformatrice era stata già così vasta e profonda da aver lasciato un’impronta indelebile nella chiesa ambrosiana, mentre il ricordo delle sue attività assistenziali durante la grande carestia del 1569-70 e, soprattutto,  l’episodio della peste  del 1576-1577 miracolosamente cessata dopo la processione in cui aveva portato a piedi nudi una croce di legno con la reliquia del sacro chiodo, ne aveva diffuso la fama di santità già prima della morte.

Proclamato santo nel 1610 da Papa Paolo V, da allora il suo culto non ha più cessato di diffondersi anche per merito dei numerosi artisti, maggiori e minori che ne fissarono l’iconografia, a partire dai più noti rappresentanti del primo barocco lombardo, come il Cerano, il Procaccini, il Morazzone fino al Guercino. 

È proprio a Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino (Cento, 2 febbraio 1591 – Bologna, 22 dicembre 1666) che è legato questo piccolo rame che, senza alcun dubbio pensato per la devozione privata, riprende la composizione di una delle prime pale d’altare eseguite dal maestro emiliano. Dipinta per la chiesa di Santa Maria Addolorata ivi rimasta fino a pochi anni fa, fu sposata nella Chiesa di san Biagio a Cento dove ancora oggi è conservata.  La commissione fu ricevuta subito dopo l’incendio della Chiesa dei Servi nel 1613 e il dipinto fu completato nel 1614. La figura del santo mostra i tratti fisici eccessivamente marcati del volto, a partire dal famoso naso aquilino, qui fortemente pronunciato, che rende il santo immediatamente riconoscibile. San Carlo è rappresentato inginocchiato davanti ad un altare di preghiera, sul quale è visibile un crocifisso ligneo. Alle spalle del santo due angeli vestiti in pesanti drappi.  La pala mostra i debiti del giovane Guercino verso le suggestioni luministiche presenti nelle opere del ferrarese Scarsellino e la rappresentazione naturalistica dei sentimenti tipica della pittura di Ludovico Carracci. 

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