Ghirlanda fiorita con ritratto della Vergine, Francesco Trevisani (1656 - 1746) e Niccolò Stanchi (1623 - 1690), attribuibile

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Ghirlanda fiorita con ritratto della Vergine   Francesco Trevisani (Capodistria 1656 - Roma 1746) e Niccolò Stanchi (Roma 1623 - 1690), attribuibile   Olio su tela 66 x 49 cm. - in cornice 76 X 60 cm.   I dettagli completi della presente opera sono...
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Ghirlanda fiorita con ritratto della Vergine
 
Francesco Trevisani (Capodistria 1656 - Roma 1746) e Niccolò Stanchi (Roma 1623 - 1690), attribuibile
 
Olio su tela
66 x 49 cm. - in cornice 76 X 60 cm.
 
I dettagli completi della presente opera sono consultabili direttamente dal seguente - LINK -
 
Il bel dipinto che siamo lieti di presentarvi illustra un'opulenta ghirlanda costellata da una ricercata varietà di fiori, risaltati dal contrasto con lo sfondo nero, distinti da una struttura elegante oltre alla caratteristica vivacità e brillantezza dei colori. Al suo interno vi è collocato il ritratto della Vergine in preghiera con le mani giunte al petto.
 
Questa tipologia iconografica, ovvero la ghirlanda di fiori entro cui inscrive un soggetto sacro, ha origini fiamminghe, poi diffusasi anche in Italia, a Roma in particolare, dove i primi esperimenti in tal senso sono da ricondurre a Giovanni Stanchi e a Mario Nuzzi, che resteranno sempre debitori della cultura nordica, come si può notare dall'etereo naturalismo che ne caratterizza le creazioni.
 
Entrando in merito ai dettagli della nostra tela, è agevole dedurre che sia l'esito della felice collaborazione di due pittori che, come consuetudine per tali creazioni, potevano dedicarsi alla propria specializzazione, uno all’immagine religiosa l'altro alla ghirlanda di fiori freschi.
 
In particolare il mezzo busto della Vergine si rifà alle invenzioni mariane di Francesco Trevisani (Capodistria 1656 - Roma 1746), rispecchiandone in toto il modus pingendi, con la sua tipica delicatezza espressiva e lo spiccato gusto per i colori sfumati e perlacei. In particolare forti sono le analogie con l'operato del maestro, riferimento fondamentale per molti artisti della seconda metà del Seicento a Roma e oggetto di studio e ispirazione ancora attuale nel Settecento.
 
L’elegante scioltezza di tocco e la sensuale raffinatezza tipica del Trevisani, unite ad una resa chiaroscurale molto accurata, ereditate dalla sua formazione artistica a Venezia, e l’eccezionale dolcezza del disegno, la floridità dell’incarnato, ed infine, la peculiare posa della figura ritratta (inconfondibile la bellezza delle due mani portate al petto), avvalorano ulteriormente la nostra attribuzione.
 
La ghirlanda è invece attribuibile alla mano del pittore romano Niccolò Stanchi (Roma 1623 - 1690), che si distinse tra i migliori naturamortisti attivi a Roma durante l'età barocca.
 
Gli Stanchi, Niccolò, Angelo e Giovanni, fondatore della bottega, costituivano una delle più fervide officine di nature morte nella Roma barocca a partire dal 1630, ricercati dalle più importanti famiglie dell’aristocrazia romana, dai Colonna, ai Chigi, ai Rospigliosi, e presenti fin dalla fine del secolo nelle raccolte medicee.
 
Il dipinto è pervaso da una sontuosa eleganza, data dal sinuoso movimento dei fiori, disegnati con precisione, e legati fra loro in una sorta di melodia che li unisce in un respiro di gusto barocco, nonché dalla figura etera della Vergine al centro della tela.
 
Il contrappunto delle gamma cromatiche accorda i rosa tenui delle peonie, al bianco etereo delle rose e dei fiori d’arancio, anche se a spiccare e a rendere aristocratica la nostra tela è indubbiamente la preponderanza dell’azzurro intenso degli anemoni e dei giacinti, che dona alla composizione un magistrale tocco di aristocratica eleganza.
 
L’opera è completata da una bella cornice dorata ed è venduta corredata di certificato di autenticità fotografico a norma di legge.
 
 
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