Natura morta in un paesaggio con frutta e cacciagione
Natura morta in un paesaggio con frutta e cacciagione
attribuibile a Giovanni Paolo Castelli, detto Spadino (Roma, 1659 – 1730)
olio su tela, 67 x 89 cm., in cornice 90 x 109 cm.
Breve video dell'opera: https://youtu.be/3sYC5rgpsg0
Dettagli completi dell'opera: https://www.antichitacastelbarco.it/it/prodotto/natura-morta-in-un-paesaggio-con-frutta-e-selvaggina
Un’ambientazione all’aria aperta, con uno squarcio paesaggistico collinoso che si apre in lontananza nella parte centrale, fa da contorno alla nostra bella tela, che mette in mostra una ricca selezione di selvaggina e frutta, disposti in primo piano vicini al punto di vista dell'osservatore, occupando gran parte del campo visivo con i loro sgargianti e festosi colori.
Lo stile e la qualità dell’opera, come la tecnica pittorica di questa natura morta, caratterizzata da sottili vibrazioni luminose e da una croma vivace, la rendono attribuibile al romano Giovanni Paolo Castelli, detto lo Spadino (Roma, 1659 – 1730), uno dei più importanti specialisti di questo genere pittorico della Roma tardobarocca, che svolse una carriera di grande successo tra il XVII e il XVIII secolo.
Analizzando il ricco ed eterogeneo catalogo del maestro romano, infatti, la nostra tela si può inserire tra le sue rare opere che, accanto ad una selezione di frutta - tra cui spiccano dei grandi meloni, dei fichi maturi, dell’uva scura e delle susine - vediamo un’inserzione di cacciagione, presumibilmente come da richiesta di un committente amante della caccia. Accanto a vari volatili, bottino di una proficua battuta di caccia, è presente anche un piccolo picchio verde, con la caratteristica macchia rossa sul capo, e un simpatico roditore che fa capolinea da dietro il tronco.
Il pittore si abbandona ad un'abile e brillante tessitura cromatica delle superfici, mediante una materia pittorica resa con eccezionale vibrazione nella sua luminosa e 'tattile' corposità, rispettando in toto il gusto del pieno barocco romano.
Inevitabili ed evidenti le suggestioni fiamminghe, che avevano influenzato la natura morta romana barocca, in particolare l’opera di Abraham Brueghel.
Giovanni Paolo Castelli poteva vantare una bottega famigliare (in cui lavoravano il fratello ed il figlio) lungamente apprezzata nella Roma della seconda metà del Seicento, specializzati nel genere della natura morta, che gli permise di raggiungere rapidamente una considerevole fama, lavorando per le più importanti famiglie romane, come i Chigi, il cardinale Pamphili che possedeva ben undici Spadino, gli Spada ed i Rospigliosi.
A titolo comparativo, tra le opere analoghe alla nostra, simili per organizzazione scenica e stilistica, possiamo menzionare:
- Natura morta con melone, pesche, uva, selvaggina, cavia e galline, Sotheby’s, New York, 17 gennaio 1992, ed ora Collezione privata, Mantova, http://catalogo.fondazionezeri.unibo.it/scheda/opera/90622/Castelli%20Giovanni%20Paolo%2C%20Natura%2..- Natura morta con melagrane, pesche, prugne e uccelli (Collezione privata, Gardone Riviera) http://catalogo.fondazionezeri.unibo.it/scheda.v2.jsp?tipo_scheda=OA&id=90633&titolo=Castell...
- Natura morta con frutta e pappagallo, Pinacoteca Civica "Domenico Inzaghi", Budrio
- Natura morta con frutta, funghi e uccello, Mercato antiquario, Verona
- Natura morta con cocomero, pesche, uva e melagrana, Pinacoteca Civica "Fortunato Duranti", Montefortino
- Natura morta con melone, cocomero, pesche, uva, fichi e melagrana, Collezione Privata (http://catalogo.fondazionezeri.unibo.it/scheda/opera/89763/Castelli%20Giovanni%20Paolo%2C%20Natura%2...)- Natura morta con frutta, brocca e uccello, Palazzo Blu, collezione Fondazione CariPisa, Pisa
Il dipinto è completato da una piacevole cornice antica che ben gli si addice ed è venduto con un certificato di autenticità a norma di legge.
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