Francesco Monti, detto il Brescianino delle battaglie (Brescia, 1646 - Parma, 1703), Battaglia tra cavallerie europee nei pressi di una fortezza
Francesco Monti, detto il Brescianino delle battaglie (Brescia, 1646 - Parma, 1703)
Battaglia tra cavallerie europee nei pressi di una fortezza
Olio su tela, cm 92 x 148
Con cornice, cm 103 x 167
Bibliografia di riferimento:
P. A. Orlandi, Abecedario pittorico, Bologna 1704, p. 166
M. Chiarini, Battaglie. Dipinti dal XVII al XIX Secolo nelle Gallerie fiorentine, catalogo della mostra, Firenze 1989, pp. 87-88
G. Sestieri, I pittori di battaglie, Maestri italiani e stranieri del XVII e XVIII Secolo, Roma 1999, pp. 228-257
Francesco Monti, noto maggiormente come Il Brescianino o come Il Brescianino delle battaglie, nacque a Brescia nel 1646. Pellegrino Antonio Orlandi (1704), che fu il suo primo biografo, informa che ebbe come maestro il pittore lucchese Pietro Ricchi. Tutta la letteratura seguente ha accolto la notizia, ipotizzando per lo più che l’alunnato si sia svolto durante il soggiorno veneziano di Ricchi, collocato nel terzo quarto del XVII secolo. La totale assenza di dati sull’attività giovanile di Monti, tuttavia, rende pressoché impossibile valutare l’influenza dello stile di Ricchi nella sua formazione e, d’altra parte, non è facile individuare derivazioni dal maestro nella produzione successiva. Monti fu comunque allievo anche di Jacques Courtois detto il Borgognone, a quanto risulta dallo stesso Orlandi e da una lettera spedita a Monti dall’amico Carlo Giuseppe Fontana nel 1694, segnalata nella monografia dedicata all’artista di origini bresciane da Arisi (1975, p. 34). Il magistero del Borgognone, sebbene se ne ignorino le circostanze cronologiche e geografiche, dovette avere un ruolo decisivo nel perfezionamento di Monti come pittore di battaglie. Le difficoltà di delineare un catalogo certo della sua opera, però, in mancanza di una quantità sufficiente di dipinti documentati, si riflettono anche sulla definizione di tale rapporto artistico: simbolica dell’influenza del Borgognone sul Brescianino è il dittico di Battaglie dell’accademia dei Concordi di Rovigo, attribuito per la prima volta all’artista originario di Brescia nel 1981 da Romagnolo. Durante la fase formativa, l’artista portò avanti numerosi viaggi che lo condussero in varie località della Penisola: particolarmente significativo fu quello a Napoli, dove ebbe la possibilità di osservare in prima persona l’opera di Salvator Rosa, che condizionò fortemente la sua intera produzione pittorica. Opere fondamentali per definire e comprendere le caratteristiche stilistiche alla base della produzione del Brescianino sono le sei pitture della Rocca dei principi Lupo di Sorgara, la Battaglia del Museo Sanvitale di Fontanellato e la Zuffa tra cavalieri del palazzo Farnese di Piacenza. Raggiunta la piena maturità artistica, Brescianino entrò stabilmente al servizio dei Farnese nel 1681: numerose sono le opere, principalmente di soggetto bellico, realizzate dall’artista per i centri di Parma e Piacenza nell’ultimo ventennio del Seicento. Particolarmente apprezzato alla corte farnesiana, l’artista fu in grado di costruire a Parma una prolifica bottega, presso cui si formarono figure come Giovanni Canti, Ilario Spolverini, Angiolo Everardi, detto il Fiamminghino, e Lorenzo Comendich. I dipinti del Monti sono caratterizzati da ampi spazi «che si perdono fra il fumo e la polvere», dal groviglio di armati in primo piano con cavalieri disarcionati e cavalli che s'impennano nell'ultimo istante di vita. Oltre alle battaglie, che costituiscono certamente il segmento più corposo ed interessante della sua produzione, il pittore eseguì dipinti a tema religioso e marine in cui si vede l'influsso di Pieter Mulier, detto Il Tempesta, con cui ebbe un rapporto di profonda amicizia. Dopo aver dato vita ad una bottega attiva ed avviata, l’artista morì, probabilmente a Piacenza, nel 1703 (Sestieri, 1999, p. 206).
La tela in questione raffigura uno scontro tra cavalieri con armi da fuoco. Le brillanti armature dei combattenti si stagliano su un cielo carico di nubi, di fronte al profilo di una città e ad un suggestivo paesaggio naturale. La scena è ripresa in primo piano, secondo un escamotage tipico delle battaglie dipinte da Francesco Monti, in modo da far sentire lo spettatore come testimone diretto della scena cui sta assistendo. Questa risulta essere una delle caratteristiche chiave della produzione del Brescianino, a cui si aggiungono una grande vivacità cromatica, il gioco di varie prospettive e un’attenta regia scenica. Peculiare al pittore è la rappresentazione del combattimento in primo piano, descritto con vivacità cromatica e un'attenta regia scenica, dove grumi di nuvole si amalgamano a fumi densi, ponendo in risalto il vortice di violenza che trova il suo apice in primo piano, con i cavalieri che vibrano colpi di spada secondo un'intonazione realistica desunta dal Courtois, in cui spiccano la vivacità delle vesti e i riflessi dei finimenti.