Francesco Foschi (1710 – 1780), Veduta fantastica invernale con rovine

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Francesco Foschi (Ancona, 1710 – Roma, 1780) Veduta fantastica invernale con rovine Olio su tela, cm 98 x 140 Con cornice, cm 111 x 154 L’anconetano Francesco Foschi fu il maggiore interprete in Italia del genere spiccatamente nordico del paesaggio invernale....
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Francesco Foschi (Ancona, 1710 – Roma, 1780)

Veduta fantastica invernale con rovine

Olio su tela, cm 98 x 140

Con cornice, cm 111 x 154

L’anconetano Francesco Foschi fu il maggiore interprete in Italia del genere spiccatamente nordico del paesaggio invernale.

Noto come Chevalier Foschi nasce ad Ancona nel 1710. Dopo un breve periodo di apprendistato a Fano nella bottega di Francesco Mancini si trasferisce a Roma nel 1729 con la famiglia, qui vi restò con probabilità fino agli anni ’40 del secolo.  Nel 1744 convolò a nozze con Costanza Scirman nella città eterna. Non si hanno notizie biografiche per gli anni 1745-1763, sebbene si possa supporre che il pittore fosse tornato nelle Marche. Tale ipotesi è confortata dall'esistenza di una grande tela raffigurante un Panorama di Loreto, con le figure dell'Abbondanza e della Giustizia ed i ritratti di Leone X, Sisto V e Benedetto XIV (Loreto, Museo del Palazzo apostolico), che venne eseguita, secondo Zampetti su commissione di Benedetto XIV Lambertini, che era stato vescovo di Ancona dal 1727 al 1731. Qui il pittore non solo si dedicò alla sua arte, ma intraprese anche un'avviata attività di mercante. In particolare, egli collaborò assiduamente con il conte Raimondo Bonaccorsi, suo protettore, coadiuvandolo nella realizzazione di una collezione d'arte di pregio, che includeva anche la celebre serie di dipinti ovidiani. Tuttavia, la fama di cui godette presso i suoi contemporanei è principalmente legata ai suoi paesaggi invernali, il cui primo esempio noto, firmato e datato 1750, è conservato presso il Musée des Beaux-Arts di Grenoble.

Dal 1755 si trasferisce a Pesaro per poi tornare definitivamente a Roma attorno al 1764, come abitante al terzo piano di una casa in piazza di Spagna, fino alla sia morte all’inizio del 1780. 

La sua eccezionale abilità nel dipingere paesaggi innevati era così rinomata che il suo necrologio, pubblicato l'11 marzo sul "Ordinario del Chracas" (o "Diario di Roma"), lo celebrava come " il famoso pittore di paesaggi invernali".

In queste opere, che gli dettero meritata fama, egli racconta di una natura aspra e rigida, ma non inospitale. Un ambiente gelido nel quale l'uomo svolge le sue attività quasi non turbato dal rigore del clima che lo circonda.  

 I suoi scenari innevati punteggiati di alberi spogli, piccoli paesaggi montani dai tetti spioventi di sapore nordico, laghi ghiacciati e viandanti sono intrisi di un intenso lirismo e di una visione malinconica della natura che si può ben definire pre-romantica. Alcune sue opere sono conservate presso importanti musei italiani ed europei: ad esempio un “Paesaggio invernale con escursionisti” si trova presso il Museo Thyssen-Bornemisza, Madrid o la Pinacoteca civica di Ancona. Il raffinato dipinto esaminato vede l'osservazione attenta e la restituzione sofisticata del dato atmosferico, reso con diverse variazioni grigio-argentee, bilanciate dai verdi e i bruni della vegetazione. Sulla riva sinistra del fiume una figura si dirige verso una caverna dove alcuni personaggi si stanno riscaldando al tepore di un fuoco. In alto a destra, arroccata su una piccola rupe, si trova alcune case mentre in lontananza sono descritte delle alte e rocciose montagne. La particolare unicità del presente dipinto è l’aggiunta fantasiosa di due strani monumenti: le rovine di un antico anfiteatro (con non troppo celate reminiscenze al Colosseo) e dietro agli alberi quella che sembra essere un’allusione alla piramide Cestia.

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