Tommaso Ruiz (attivo tra il 1710-1750)

Veduta del porto di Napoli 

Firmato in basso a destra e datato “Tommaso Ruiz 17..”

Olio su tela, cm 56 x 151,5

Con cornice, cm 85 x 181

Il Grand Tour promosse nel XVIII secolo l’ammirazione più candida per le antiche vestigia italiane, incoraggiando studiosi, artisti e collezionisti a raggiungere la penisola per immergersi in un intenso viaggio ripercorrente le tappe più esemplificative della storia dell’arte e dell’archeologia antiche. La casa reale borbonica, forte del successo derivante dai recenti scavi presso Pompei ed Ercolano, divenne la principale mecenate di opere figuranti le bellezze partenopee, in un’autoreferenziale celebrazione delle glorie passate. Con la morte di Filippo V di Spagna, padre di Carlo III Borbone, si esaurirono le azioni di tutela ed indirizzo che sino a quell'istante aveva sobillato la corte di Madrid. La madre di Carlo, Elisabetta Farnese, condizionò i gusti pittorici del figlio incoraggiandolo al tardobarocco napoletano e ad artisti quali Francesco Solimena. L'invece moglie del regnante, Maria Amalia di Sassonia, propese per un classicismo barocco, incoraggiando il trasferimento a Napoli di maestri romani quali Luigi Vanvitelli, Ferdinando Fuga, Sebastiano Conca e, più tardi, Anthon Rafael Mengs.

Ruiz fu tra i primi vedutisti napoletani, riscuotendo un immediato successo. Attivo a partire dal 1732, data della sua prima opera firmata, l’artista protrasse la propria attività sino agli anni Cinquanta. 

Variamente dedito alla restituzione della costa cittadina o della solfatara, Ruiz divenne celebre per il taglio cosiddetto a volo d’uccello abbastanza ribassato con cui registrava i panorami. L’artista impresse diverse vedute napoletane tra il quarto e quinto decennio Settecento a seguito della fama raccolta con la raffigurazione dell’eruzione del Vesuvio del 1737 su ordinazione di Carlo di Borbone, oggi conservata presso il palazzo reale di Riofrio di Segovia. Nel corpus operistico dell’artista non mancarono rappresentazioni della vita di corte: ne sono un esempio la Festa al Largo di Palazzo eseguita in occasione del battesimo dell’Infanta Reale Maria Isabella nel settembre del 1740, restituente il palazzo reale arricchito da una congerie di apparati effimeri tra i quali spicca una macchina della cuccagna realizzata da Ferdinando Sanfelice. Appassionato anche alla costa di Pozzuoli, Ruiz non esitò a riproporla in diverse repliche. 

Nella presente tela, a un Vesuvio svogliatamente sbuffante sullo sfondo fanno da contrasto lo storico Ponte Nuovo e il Faro del Molo di San Vincenzo. Quest’ultimo, richiesto nel XV secolo da Ferdinando I di Aragona, divenne ben presto noto come “lanterna del molo”; edificata sul braccio alfonsino, l’architettura divenne ben presto parte dello sfondo della città di Napoli. 

L'oggetto è in buono stato di conservazione

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