Scuola emiliana di XVIII secolo, Natura morta con gatto
Scuola emiliana, XVIII secolo
Natura morta con fiori, frutta e gatto
Olio su tela, cm 95 x 86
Con cornice, cm 115 x 110
L’opera in esame, un olio su tela con meravigliosa cornice coeva raffigurante una Natura morta con fiori, frutta e gatto, è ascrivibile alla mano di un pittore appartenente alla scuola emiliana del XVIII secolo.
Questa raffinata natura morta vede al centro una variopinta cascata floreale che attira l’attenzione dello spettatore per le cromie accese e vibranti, mentre protagonista che permea gran parte della scena risulta l’immenso drappo rosso broccato finemente ricamato con bordature dorate, sul quale vi è poggiata una brocca metallica sapientemente istoriata e della frutta fresca di squisita fattura, delineata in contro luce sullo sfondo. Completano la scena un curioso passerotto posto sulla tavola imbandita visibilmente attratto dalla succosità dei frutti e, in agguato sulla sinistra, un attento gatto.
Focalizzando l’attenzione sulla composizione generale, la disposizione dei singoli elementi e il fine gusto analitico emergente dai numerosi dettagli presenti sulla tela, è possibile ricondurre il dipinto ad un artista emiliano gravitante intorno alla figura del pittore piacentino Antonio Gianlisi (Piacenza, 1677 – 1727), autore di rigogliosi e fragranti gruppi floreali con garofani, tulipani e rose. Fu allievo in giovane età presso la bottega paterna, fino al 1693, anno in cui si trasferì a Parma, città nella quale terminò la sua formazione artistica a fianco di Felice Boselli. Nel 1695 si spostò a Crema. Invitato da Vittore Tasca, si recò nel 1697 a Bergamo dove entrò in contatto con gli artisti della cerchia di Evaristo Baschenis. Frequentò in particolare Bonaventura Bettera, figlio di Bartolomeo, e Antonio Mara detto lo Scarpetta. Da questi artisti desunse un modo di impaginare la composizione pittorica costituito da un insieme di tendaggi, tappeti riccamente damascati, alzate, vasi di fiori e vassoi di frutta, di stampo tipicamente bergamasco.
Gianlisi dimostra di conoscere sapientemente la tradizione pittorica sia emiliana che bergamasca, inserendo nelle sue opere elementi tipicamente utilizzati dai suoi colleghi conterranei come tappeti e tessuti ricamati che elegantemente si adagiano sui tavoli e scendono delicatamente fino al suolo. L'artista dà prova di una spiccata capacità nella resa dei dettagli, derivante anche dalla pittura fiamminga, a cui rimanda la meravigliosa resa del damasco ricco e corposo. Un altro tratto tipico del Gianlisi è l'inserimento (talvolta velato di sottile ironia) all'interno delle sue nature morte di animali che animano e rendono maggiormente vivide le sue opere, come nel nostro caso la presenza di un uccellino e di un gattino in agguato.
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