XVII secolo, Scuola Veneta, Madonna con bambino, Cartapesta

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XVII secolo, Scuola Veneta Madonna con bambino Cartapesta, cm 54 x 40 L’opera in esame, realizzata da una bottega attiva in area veneta durante il XVII secolo, rappresenta la Vergine con il Cristo Bambino uniti in un abbraccio che risalta per dolcezza e significato, capace di...
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Ars Antiqua SRL Ars Antiqua apre nel 2000 per iniziativa di Federico Bulga...

XVII secolo, Scuola Veneta

Madonna con bambino

Cartapesta, cm 54 x 40

L’opera in esame, realizzata da una bottega attiva in area veneta durante il XVII secolo, rappresenta la Vergine con il Cristo Bambino uniti in un abbraccio che risalta per dolcezza e significato, capace di trasmettere la profondità del senso di maternità. Il delicato gioco di sguardi e la gestualità contribuiscono a questo scopo. Si vuole sottolineare l'accurata resa e definizione delle pieghe della veste, realizzate con forza plastica, nei giochi fra luce e ombra.

La scultura è plasmata in cartapesta, seguendo un complesso procedimento che prevedeva, dopo aver realizzato una struttura portante, la modellazione della figurazione in creta, la produzione della forma o del calco realizzato in gesso, la stampa della carta nella forma e il suo montaggio sulla struttura definitiva. La carta, per assumere una consistenza maggiore, veniva intrisa di colla di farina. Per secoli tale tecnica fu un’autentica arte, apprezzata per la sua duttilità e leggerezza, per l’estrema adattabilità alle più disparate esigenze e per le eccezionali doti mimetiche del materiale, adatta a qualsiasi simulazione. I più grandi scultori del Rinascimento e del Barocco, come Sansovino e Bernini, si sono cimentati nella pratica della cartapesta, producendo autentici capolavori. Gran parte degli apparati effimeri festivi e teatrali, poi, come ricorda Vasari, venivano realizzati in cartapesta e costituivano spesso un’occasione per sperimentare soluzioni audaci e inedite che poi si potevano riproporre per imprese più durature. A dare vero lustro alla tecnica fu però Donatello, grazie al suo sperimentalismo nelle più disparate tecniche, dallo stucco alla terracotta al vetro, che contribuì a diffonderne la pratica, grazie anche alle fiorenti botteghe donatelliane sia a Padova che a Siena.

Il soggetto dell'opera in esame risulta particolarmente affascinante per la sua dolcezza e raffinatezza. A gestire una tale produzione molto spesso erano i pittori, in quanto la policromia costituiva l’aspetto più complesso, oneroso e qualificante di simili opere d’arte; ne sono esempio le produzioni di Neri di Bicci che si fece interprete e divulgatore delle Madonne in stucco di Desiderio da Settignano.

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