Scultore siciliano del XVIII secolo, Santa Maria e Santa Cecilia
Scultore siciliano del XVIII secolo
Santa Maria e Cecilia
Alabastro, cm 35 x 14 x 6
Le due statue in alabastro sono corredate da due basi architettoniche mistilinee sopra cui si trovano due sculture femminili raffigurati: Santa Cecilia e Santa Maria. La coppia appartiene alla produzione scultorea della Sicilia settecentesca, che nel campo delle arti decorative si appropria del linguaggio Rococò, allineandosi così agli stilemi internazionali. Nell’Isola, a partire dagli anni Quaranta del XVIII secolo, si assiste, all’innovazione dei moduli decorativi, ormai proiettati verso l’acquisizione dei modelli d’oltralpe, condizione che si manterrà per tutta la metà, e oltre, del secolo. Le opere assumono forme articolate, la materia sale dalla base e avvolgendosi a spirale si espande con morbide ondulazioni di superficie. Ma come avviene per ogni realtà di importazione, bisogna fare i conti con la radicata tradizione locale e questo scaturisce in una ibridazione di formule che si innestano al perdurare della sintassi seicentesca. L’incrocio tra il vecchio e il nuovo genera un originale linguaggio compositivo, definito barocchetto, fatto di memorie borrominiane e nuovi fregi, svolazzi e volute. Rinnovamento stilistico, questo, che in Sicilia investe tutte le arti, compresa la scultura di ogni materiale e dimensione; fra gli scultori di maggior fama si possono citare i membri della famiglia Serpotta, operanti anche a Roma e noti per le opere in stucco, Ignazio Marabitti (1719-1797) e Gioacchino Vitagliano (1669-1739). Tornando al soggetto, la Vergine segue l’iconografia dell’Immacolata, derivata dalla descrizione fatta nell’Apocalisse di Giovanni: la donna che calpesta il serpente alluderebbe proprio alla Madonna che vince sul male, ovvero il serpente, mentre la mezzaluna simboleggerebbe la sua purezza, forse mutuata da alcune dee dell’antichità, raffigurate con il crescente lunare. Dall’altro lato troviamo Santa Cecilia, nobile romana convertita al cristianesimo nel corso del III d.C. e considerata patrona della musica; per questo motivo è spesso raffigurata con strumenti musicali, l’organo in questo caso, o spartiti musicali. Entrambe appaiono in movimento grazie al panneggio dinamico e turbinoso delle vesti che si attorcigliano attorno alle figure slanciate e dalle linee sinuose.