Adorazione dei Pastori, Girolamo Siciolante detto da Sermoneta (1521 - 1575)

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Attr. a Girolamo Siciolante detto da Sermoneta (Sermoneta, 1521 - Roma, 1575) Adorazione dei Pastori Olio su rame, cm 39 x 29,5 Cornice cm 47 x 39   Il gusto raffinato, le pose ricercate, la definizione delle anatomie, la luce vibrante, consento di individuare per questo dipinto...
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Attr. a Girolamo Siciolante detto da Sermoneta (Sermoneta, 1521 - Roma, 1575)

Adorazione dei Pastori

Olio su rame, cm 39 x 29,5

Cornice cm 47 x 39

 

Il gusto raffinato, le pose ricercate, la definizione delle anatomie, la luce vibrante, consento di individuare per questo dipinto la mano di un pittore manierista attivo nel corso del XVI secolo. In particolare la composizione e la ricerca stilistica consento di attribuire la tavola a Girolamo Siciolante detto da Sermoneta (1521 – 1575). La sua prima formazione avvenne sotto la guida di Leonardo Grazia detto da Pistoia (1502 – 1548). Successivamente si stabilì a Roma dove ebbe modo di vedere dal vero la pittura di Raffaello e Michelangelo e dove fu prima allievo e poi collaboratore di Perin del Vaga (1501 – 1547). Si stabilì a Roma dove ricevette numerose commissioni e partecipò alla decorazione di numerose chiese, come la chiesa di S. Maria dell'Anima, dove si trova un ciclo con Storie della Vergine, fra cui una Natività della Vergine, una Presentazione della Vergine e una Visitazione che presentano consonanze stilistiche e formali con il rame qui analizzato. Un altro interessante confronto stilistico si individua con un affresco ai Palazzi Vaticani, raffigurante Pipino re dei Franchi dona alla Chiesa il territorio di Astolfo re dei Longobardi.

Attorno al 1545, compì un viaggio in Emilia, dove conobbe le opere del Garofalo (1476 - 1559) e del Bagnacavallo (1484 -1542). Tale esperienza aprì la sua cultura ad influenze anche emiliane, di gusto classicista. Il particolare uso della luce di questo rame conferisce un fascino e una qualità rara alla composizione: la luce accende e dona un fascino mistico alla figure principali, centro dell'opera e allo stesso modo, in maniera più lieve e soffusa, accende le altre figure e lo sfondo, che sfuma in un'ampia prospettiva architettonica.

L'adorazione dei pastori è un evento della vita di Gesù descritto nel Vangelo di Luca (2,8-20): al momento della sua nascita a Betlemme alcuni pastori vengono avvertiti dell'avvenimento da un angelo e si recano ad adorare il neonato. Il Vangelo di Luca è l'unico dei Vangeli canonici a narrare l'episodio. Mentre alcuni pastori vegliavano all'aperto sorvegliando il gregge, un angelo gli appare ed essi si spaventano. L'angelo li tranquillizza e dice loro che a Betlemme è nato un Salvatore, Gesù; gli dà anche un segno, che a Betlemme avrebbero trovato un bambino avvolto in fasce e adagiato in una mangiatoia. Subito dopo appare un gruppo di angeli, che cantano le parole "Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama". Dopo che gli angeli sono spariti, i pastori decidono di recarsi a Betlemme a visitare Gesù e ritornano al loro gregge pieni di gioia, lodando Dio. 

Il retro del rame è impreziosito da una rappresentazione di S. Giuseppe con il Bambino.

 

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