XIX Secolo, Aurora che conduce il carro solare del fratello Helios
XIX Secolo
Aurora che conduce il carro solare del fratello Helios
Olio su tavola, cm Cm 43 x 109
Con cornice, cm 60 x 125
La singolare opera in esame rappresenta un’elegantissima raffigurazione tavola del tema mitologico di Aurora che conduce il carro solare del fratello Helios, riconducibile con ogni probabilità per tratti stilistici ed iconografici alla mano di un pittore del XVII secolo.
Figlia del titano Iperione e della dea Teia, nella mitologia romana Aurora era la dea che spalancava le porte del giorno e che, dopo aver attaccato i cavalli alati al carro del Sole, lo precedeva annunciando l’arrivo del nuovo mattino. Nota nella mitologia greca anche con il nome di Eos/Eo, da un punto di vista iconografico veniva solitamente raffigurata posizionata in testa rispetto alla biga di Helios/Apollo, quest’ultima trainata da cavalli alati dal manto scuro e di razza purissima. L'arte figurata degli antichi soleva rappresentare questa dea riccamente adornata, talora fornita di un drappo svolazzante a riparo contro la rugiada e il fresco venticello del mattino e recante con sé delle ghirlande floreali. Dai molti mariti che ebbe nacquero numerosi figli, tra cui i quattro venti, quello del nord (Borea), dell'est (Euro), dell'ovest (Zefiro) e del sud (Austro): non è un caso che la sua raffigurazione venga ripresa anche all’interno della Stanza dell’Aria di Palazzo Doria Pamphilj a Roma.
Il tema dell’Aurora che incombe trainando il carro di Apollo per spalancare le porte del nuovo giorno fu molto caro agli artisti del passato, che vi si cimentarono realizzando capolavori che ispirarono tutti gli artisti delle future generazioni: l’autore del marmo in esame riprende, di fatto, l’iconografia ideata dal maestro bolognese Guido Reni nel celebre affresco dell'Aurora, eseguito fra il 1613 e il 1614 a decorazione del soffitto del Casino adiacente al Palazzo Pallavicini-Rospigliosi, diventato una delle opere più famose e riprodotte della storia dell'arte.
Il giovane Apollo viene raffigurato alla guida del carro d'oro del Sole, trainato da quattro cavalli, che, allineati in un unico volume, spiccano un balzo leggero nell'aria, e portano sulla terra la luce del nuovo giorno. L'Aurora precede la corsa del Sole, avvolta da veli leggeri e fluttuanti, che spiccano sul cupo grigiore delle nubi, e riflettono il bianco luminoso della luce nascente e delicata dei primi raggi. Ella si libra nell’aria cospargendo piccoli serti di fiori, che con un bianco occhieggiare rompono per primi la cupa oscurità del velo notturno. Fra l'Aurora ed il carro del Sole vi è un putto alato, il Crepuscolo, che reca una fiaccola dalla fiamma rossiccia. Sul carro, il giovane Apollo è avvolto da un ampio, roteante mantello; la sua pelle è rosea, i lineamenti delicati, la luce calda che irradia dal carro si scompone nei colori luminosi dei veli che avvolgono giovani corpi di fanciulle, le Ore, che danzano attorno al Sole, in un trionfo di luce. Il drappeggio di nubi appare come una quinta leggera, che scende sull’oscurità della notte.
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