Odalische con pappagallo
Élisa Joinville (attiva nella seconda metà del XIX secolo)
Odalische con pappagallo
Olio su tavoletta, cm 24 x 33
Con cornice, cm 43 x 51
Firmato e datato (18)75 in basso a sinistra
Questa piccola tavola rappresenta un gruppo di odalische, ovvero le concubine che componevano gli harem dei sultani turchi dell’Impero ottomano, all’interno di un giardino lussureggiante dalla vegetazione esotica e tipica del clima mediterraneo. Il portico alle loro spalle suggerisce che si tratti del giardino interno di un grande palazzo, forse quello di un sultano o di un pascià; la presenza di questi spazi verdi era tipica nelle lussuose residenze turche e medio orientali e la collocazione geografica ci è confermata dagli abiti indossati dalle donne, dal tappeto e dal narghilè. Il gusto per l’esotico, testimoniato anche dalla presenza del pappagallo, diede vita nel corso dell’Ottocento a una corrente pittorica nota come orientalismo, che nacque in Francia a seguito della spedizione napoleonica in Egitto per poi svilupparsi, anche grazie al fervente colonialismo, all’interno della tradizione pittorica degli altri paesi europei lungo tutto il secolo. Questo genere tendeva appunto a rappresentare ambientazioni e atmosfere tipiche del mondo orientale cariche di fascino, di esotico mistero e frequentemente anche di una certa sensualità, per la tendenza romantica a vedere nel mondo esotico un ambiente libero dalle convenzioni borghesi occidentali. In quest’opera si ritrovano gli stessi canoni con un tono di voluttuosa amenità dato dalle odalische intente a dilettarsi con il simpatico volatile. Soggetti simili si ritrovano nella produzione di questa pittrice francese vissuta nella seconda metà dell’Ottocento: scene di corteggiamento, harem, ambientazioni orientali e allegorie amorose riportano la stessa nuance seducente e al contempo ingenuamente scherzosa. La similarità dei soggetti e l’omonimia fa pensare a un rapporto di parentela con il pittore Antoine-Victor-Edmond-Madeleine Joinville, nato nel 1801 a Parigi e morto nel 1849; i riscontri figurativi fra questa tavola e quella realizzata da Antoine intitolata Le donne preferite del sultano stringono ancor più il legame fra i due, nonostante la Joinville tragga spunti anche da altri pittori come Pierre Auguste Cot (1837-1883) e la sua Primavera. La pittura fatta con rapidi tocchi corposi, dai contorni sfumati e dai colori lucenti ci racconta invece di una influenza tecnica derivante dal tardo Romanticismo, corrente che si affermò nel XIX secolo e che ebbe grandi esponenti in Francia come Delacroix, Ingres e Charles Landelle, in cui si ritrovano spesso anche le tematiche e i soggetti dell’orientalismo