Seconda metà del XIX secolo, Veduta di Piazza San Marco

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Seconda metà del XIX secolo Veduta di Piazza San Marco Olio su tela, cm 69x99 Con cornice, cm 92x119 Firmato in basso a destra “Guarnieri”   Il 1866 fu un anno cruciale nella storia di Venezia: si chiudeva il periodo della lunga dominazione austriaca e la città entrava a far...
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Ars Antiqua SRL Ars Antiqua apre nel 2000 per iniziativa di Federico Bulga...

Seconda metà del XIX secolo

Veduta di Piazza San Marco

Olio su tela, cm 69x99

Con cornice, cm 92x119

Firmato in basso a destra “Guarnieri”

 

Il 1866 fu un anno cruciale nella storia di Venezia: si chiudeva il periodo della lunga dominazione austriaca e la città entrava a far parte del Regno di Italia. Già dai primi mesi dell'anno crescevano le aspettative dei patrioti veneziani per il nuovo clima politico europeo, come documentano una serie di pubblicazioni che, sotto un’apparenza innocua (la censura austriaca rimaneva sempre rigorosa), alludevano alla prossima unificazione col Regno d’Italia. Dopo l’armistizio di Cormons del 12 agosto e la pace siglata nel trattato di Vienna del 3 ottobre, esplodeva la gioia popolare per l'imminente liberazione, che era sembrata compromessa dopo le pesanti sconfitte italiane a Lissa e a Custoza. Finalmente libera da censura, la stampa veneziana si scatenava e inondava la città di una serie di pubblicazioni che affrontavano e dibattevano i temi più caldi del momento: dai danni economici e morali recati alla città dal lungo dominio austriaco all'abbandono dell’attività portuale e del commercio marittimo in favore di Trieste, con la conseguente crisi economica e occupazionale; dalla stagnazione dello sviluppo industriale per mancanza di iniziative di sostegno pubblico e di infrastrutture adeguate alla soffocante burocrazia. Venivano denunciate le depredazioni austriache di importanti parti del patrimonio veneziano (quadri, documenti d’archivio, manoscritti), illustrate dettagliatamente dal console svizzero Victor Ceresole e da altri intellettuali veneziani, nella speranza di una rapida e completa attuazione delle clausole del trattato di Vienna, che prevedeva la restituzione delle opere d’arte e dei documenti trafugati. A riunificazione avvenuta, l'entusiasmo per il futuro si manifestava in una notevole produzione di progetti e proposte presentati alla nuova amministrazione italiana per il rilancio in grande stile della città attraverso la promozione del commercio marittimo, il contenimento dei dazi, la riattivazione dell’Arsenale, lo sviluppo della rete ferroviaria. Per celebrare l’avvenuta riunificazione si prospettava a Vittorio Emanuele la costruzione di grandi opere, tra cui nuovi ponti sul Canal Grande di grande impatto visivo, opere mai realizzate ma che testimoniano il fervore intellettuale del momento. L’euforia che si diffondeva in città è testimoniata da moltissime composizioni celebrative (cori popolari, canzoni, poemetti) che compensavano l'esiguità del livello poetico con l'esibizione di una vibrante passione civica.

Potrebbe essere ambientata proprio nel 1866 la scena qui rappresentata: Piazza San Marco appare abbellita da una serie di bandiere italiane, atte a celebrare la liberazione di Venezia dalla lunga e sofferta dominazione austriaca. Il soggetto in questione si ritrova con relativa frequenza per quanto riguarda la pittura veneziana della seconda metà dell’Ottocento e del principio del Novecento, così come testimoniato dalle opere di Vettore Zanetti, Cipriano Mannucci e Jean Belliure. L’opera in questione costituisce un preziosissimo documento per la ricostruzione di un segmento particolarmente rilevante della parabola unitaria del Regno d’Italia. La tecnica del dipinto, che si contraddistingue per le pennellate veloci ed indefinite, certamente risente dell’influenza dei grandi maestri dell’impressionismo francese, le cui nozioni si diffondono in ambito italiano a partire dagli anni Ottanta dell’Ottocento. 

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