Veduta di rovine classiche con il filosofo Pitagora che fa ritorno dall’Ade
Giovani Ghisolfi (Milano 1623-1683), attribuito/bottega
Veduta di rovine architettoniche classiche con il filosofo Pitagora che finge di far ritorno dall’Ade
Olio su tela (cm. 70 x 84 - in cornice cm. 86 x 100)
Dettagli completi dell'opera (link)
Il dipinto in esame, raffigurante una scorcio architettonico con ruderi classici, è riconducibile all'opera del pittore milanese Giovanni Ghisolfi e riprende l’opera che il pittore realizzò per la rinomata collezione del cardinale Pietro Ottoboni, pronipote di papa Alessandro VIII, poi passato alla Collezione romana Almagià (http://catalogo.fondazionezeri.unibo.it/scheda/opera/54064/Ghisolfi%20Giovanni%2C%20Pitagora%20rieme...).
G. Ghisolfi, Pitagori riemerge dall’Ade Collezione Almagià, Roma (Lazio, Italia)
Nella zona sinistra si vedono i ruderi di un antico tempio, che evocano quello di Saturno nel Foro Romano, mentre la scena animata in primo piano è un’affascinante rappresentazione del filosofo greco Pitagora mentre esce dalla caverna da lui stesso costruita, dove decise di ritirarsi per meditare e studiare filosofia, raccontando poi ai suoi seguaci che attendevano il suo ritorno di aver raggiunto l’Ade e di essere quindi resuscitato.
Lo scenario è inondato da una luce tenebrosa per evocare la tarda sera, dove i raggi che si stagliano sui pilastri e sui massi hanno un effetto evocativo, metafisico, e con le nuvole all’orizzonte che regalano colori più brillanti.
Il quadro costituisce una buona testimonianza del ‘rovinismo’ di taglio classicista del Ghisolfi, ed in particolare della sua fase matura, caratterizzata da costruzioni orchestrate con misurato e sapiente equilibrio. Si tratta dello stile pittorico più morbido e libero del pittore di origini lombarde, che deve molto all'influenza di Salvator Rosa, con il quale fu intimo amico durante il suo soggiorno romano negli anni Cinquanta del Seicento.
Il Ghisolfi fu un anticipatore rispetto a molti artisti del secolo successivo che trassero proficui spunti da questo ultima fase del maestro milanese di nascita ma romano di adozione. Proprio nella città papale maturò la sua formazione in queste particolari iconografie, imperniate sulle antiche vestigia romane, e grazie alle quali divenne il più affermato specialista di tale filone.
All'esame della lampada di Wood si evidenziano lievi interventi di restauro, ma nel suo complesso lo stato di conservazione è ottimo.
Dipinto completo di certificato di autenticità a norma di legge.
Per qualsiasi informazione, non esitate a contattarci.
Olio su tela (cm. 70 x 84 - in cornice cm. 86 x 100)
Giovani Ghisolfi (Milano 1623-1683), attribuito/bottega
Veduta di rovine architettoniche classiche con il filosofo Pitagora che finge di far ritorno dall’Ade
Olio su tela (cm. 70 x 84 - in cornice cm. 86 x 100)
Dettagli completi dell'opera (link)
Il dipinto in esame, raffigurante una scorcio architettonico con ruderi classici, è riconducibile all'opera del pittore milanese Giovanni Ghisolfi e riprende l’opera che il pittore realizzò per la rinomata collezione del cardinale Pietro Ottoboni, pronipote di papa Alessandro VIII, poi passato alla Collezione romana Almagià (http://catalogo.fondazionezeri.unibo.it/scheda/opera/54064/Ghisolfi%20Giovanni%2C%20Pitagora%20rieme...).
G. Ghisolfi, Pitagori riemerge dall’Ade Collezione Almagià, Roma (Lazio, Italia)
Nella zona sinistra si vedono i ruderi di un antico tempio, che evocano quello di Saturno nel Foro Romano, mentre la scena animata in primo piano è un’affascinante rappresentazione del filosofo greco Pitagora mentre esce dalla caverna da lui stesso costruita, dove decise di ritirarsi per meditare e studiare filosofia, raccontando poi ai suoi seguaci che attendevano il suo ritorno di aver raggiunto l’Ade e di essere quindi resuscitato.
Lo scenario è inondato da una luce tenebrosa per evocare la tarda sera, dove i raggi che si stagliano sui pilastri e sui massi hanno un effetto evocativo, metafisico, e con le nuvole all’orizzonte che regalano colori più brillanti.
Il quadro costituisce una buona testimonianza del ‘rovinismo’ di taglio classicista del Ghisolfi, ed in particolare della sua fase matura, caratterizzata da costruzioni orchestrate con misurato e sapiente equilibrio. Si tratta dello stile pittorico più morbido e libero del pittore di origini lombarde, che deve molto all'influenza di Salvator Rosa, con il quale fu intimo amico durante il suo soggiorno romano negli anni Cinquanta del Seicento.
Il Ghisolfi fu un anticipatore rispetto a molti artisti del secolo successivo che trassero proficui spunti da questo ultima fase del maestro milanese di nascita ma romano di adozione. Proprio nella città papale maturò la sua formazione in queste particolari iconografie, imperniate sulle antiche vestigia romane, e grazie alle quali divenne il più affermato specialista di tale filone.
All'esame della lampada di Wood si evidenziano lievi interventi di restauro, ma nel suo complesso lo stato di conservazione è ottimo.
Dipinto completo di certificato di autenticità a norma di legge.
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