Cristo consegna le chiavi a San Pietro, Paolo De Matteis (Napoli, 1662 - 1728) attribuito a
Paolo De Matteis (Napoli, 1662 - Napoli, 1728) attribuito a
Cristo consegna le chiavi a San Pietro (o Consegna delle Chiavi)
Olio su tela
88 x 138 cm./ Incorniciato 98 x 149 cm.
Il quadro proposto è opera di pittore napoletano operante agli inizi del Settecento: i colori sono caldi, la gamma cromatica risulta morbida, le pennellate sicure e precise; i volti prendono forma ed espressione tanto da risultare vivi, commoventi e luminosi.
Viene raffigurato un soggetto estremamente affascinante, ovvero Cristo che consegna a San Pietro le chiavi del Paradiso, simbolo della sovranità e quindi del conferimento dei poteri al primo vicario di Cristo in terra.
San Pietro, primo vescovo di Roma e papa, riceve dunque le due chiavi, una d'oro (allusione al potere sul regno dei cieli), l’altra d'argento (simbolo dell'autorità spirituale del papato in terra) oltre al bastone papale, con la croce a tre traverse.
La scena si ispira a un passo del Vangelo secondo Giovanni (XXI,15-17), evocata dall’iscrizione ‘’Pasce oves meas’’ (Nutri i miei agnelli, Pascere proviene dal latino e significa pascolare, nutrire): Cristo indica infatti a Pietro un piccolo gregge di agnelli, simbolo dei fedeli della Chiesa, che l’apostolo avrà il compito di guidare.
In alto molto piacevole il gruppo di cherubini tra le nuvole, che appaiono come creature impalpabili coinvolte dall'evento a cui assistono, mentre accompagnano la colomba dello spirito santo.
La grazia ricercata ma naturale dei volti e dei gesti, ed ancora la precisione del disegno unita ad una delicata tonalità del colore, presentano questo dipinto con la domestica familiarità della Napoli della fine del Seicento-primo Settecento temperata dall’estetica romana.
Tali indizi ci permetterebbero di identificare la mano di Paolo De Matteis (Piano del Cilento, 1662 - Napoli, 1728), l’allievo più importante di Luca Giordano a Napoli, ed autore che segnerà lo sviluppo dell'arte napoletana settecentesca.
La sua grande capacità fu quella di evolvere il Barocco ereditato dal suo maestro, in una visione classicistica, quasi arcadica; le sue opere, e la nostra ne è un esempio eccellente, hanno inoltre un forte tono narrativo e una spiccata carica sentimentale ed emotiva.
Le caratteristiche della tela potrebbero far risalire l'opera al periodo classicista dell'artista, quindi tra la fine del Seicento e l’inizio del secolo successivo, in cui sono evidenti le radici napoletane de Matteis, così come l'influenza di Carlo Maratta, che studiò attentamente durante i suoi numerosi soggiorni in Roma.
INFORMAZIONI SUPPLEMENTARI:
L’opera viene venduta completa di una cornice in legno dorata ed è corredata di certificato di autenticità e scheda iconografica descrittiva.
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È anche possibile vedere il dipinto nella galleria di Riva del Garda, saremo lieti di accogliervi per mostrarvi la nostra raccolta di opere.
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