San Nicola da Tolentino in preghiera, XVII secolo
Scuola Veneta, XVII secolo
San Nicola da Tolentino in preghiera
Olio su tela, cm 74 x 56 - con cornice cm 80 x 64
Al retro reca sigillo dell'Accademia Veneta di Belle Arti
San Nicola da Tolentino (1245-1305), nella tela qui analizzata, è ritratto con l'abito nero dei frati agostiniani e la tonsura, in ginocchio in preghiera davanti ad un crocifisso composto da due pezzi di legno grezzo. Nicola nacque a Sant'Angelo, nella marca Anconetana, nel 1245. All'età di diciotto anni si fece frate nell'Ordine agostiniano e nel 1270 venne ordinato sacerdote. Compì diverse guarigioni che gli valsero la fama di taumaturgo. Si stabilì a Tolentino, centro a quel tempo in via di sviluppo, il che comportava l'intensificarsi e l'acuirsi di discordie politiche. La presenza di Nicola e il suo ruolo di abile predicatore giocarono un ruolo fondamentale nella mediazione dell'antico conflitto tra guelfi e ghibellini. Accanto alla predicazione si dedicò sempre agli ammalati e ai bisognosi. Dopo trent'anni a Tolentino si ammalò e morì il 10 settembre 1305. Il Santo è immerso in un paesaggio boschivo rigoglioso, le fronde degli alberi coprono completamente la superficie della tela, aprendosi in corrispondenza dell'apparizione divina, al di sotto della quale scorre un corso d'acqua limpida. Quando Nicola era ancora educando nel Convento di Sant'Angelo, si recava a meditare ed a pregare nella campagna immediatamente sottostante il castello ed il Convento, recandosi soprattutto al fosso ancora oggi detto delle Fontanelle, che scorre ai piedi del grande bosco di Collechiarino. I racconti tramandati oralmente nei secoli dicono che, arrivato nei pressi del fosso, amasse sostare seduto su un macigno ora posto in mezzo all'acqua, chiamato Sasso Massaccio. Si narra che un giorno, assetato, il giovane Nicola, dopo essersi sdraiato in terra a riposare poco lontano dal sasso, vide miracolosamente sgorgare l'acqua proprio dove aveva appoggiato la testa, ed in quel punto ora c'è la sorgente delle Fontanelle. In alto a destra è rappresentata l'apparizione del Bambino Gesù, che, sorretto da una soffice nuvola e circonfuso da una luce dorata, alza la mano destra in un gesto benedicente. Nella mano sinistra sostiene un ramo di giglio, attributo di Nicola e simbolo di purezza. La luce emanata dall'apparizione divina illumina la figura del santo, formando dei soffusi giochi di luce sui panneggi dell'abito e riflettendosi sulla natura circostante. Sulla roccia su cui san Nicola è appoggiato, accanto al crocifisso, si trovano il grosso libro delle Regole, un teschio, simbolo della “vanità” delle cose terrene, destinate a morire, e una clessidra, simbolo dello scorrere del tempo e della caducità della vita terrena. Il dipinto in esame risulta ricco di dettagli naturalistici indagati con sapienza sia dal punto di vista compositivo che cromatico.
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