Santa Caterina d’Alessandria

AA-431930
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Onorio Marinari (Firenze 1627 – Firenze 1715) Santa Caterina d’Alessandria Olio su tela, cm 63 x 50 Con cornice, cm 74 x 61 La Santa Caterina d’Alessandria qui esposta va ricondotta alla produzione di Onorio Marinari, figlio del pittore Sigismondo Marinari, da cui trasse i primi...
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Ars Antiqua SRL
Ars Antiqua SRL Ars Antiqua apre nel 2000 per iniziativa di Federico Bulga...
Onorio Marinari (Firenze 1627 – Firenze 1715) Santa Caterina d’Alessandria Olio su tela, cm 63 x 50 Con cornice, cm 74 x 61 La Santa Caterina d’Alessandria qui esposta va ricondotta alla produzione di Onorio Marinari, figlio del pittore Sigismondo Marinari, da cui trasse i primi insegnamenti, successivamente divenne allievo del cugino Carlo Dolci (Firenze, 1616-1687), congiuntamente con Agnese Dolci, raccolse l'eredità del maestro, portando avanti, per un periodo, la sua scuola. Lavorò soprattutto a Firenze per committenti fiorentini e toscani, ma non si dedicò solo alla pittura. Fu infatti un intellettuale di spicco anche per quanto concerne le discipline di carattere scientifico. I primi eruditi a presentare la figura e l’attività di Onorio Marinari sono Pellegrino Orlandi, che loda le doti pittoriche dell’artista toscano nell’Abecedario pittorico del 1733, e l’abate Lanzi, che si riferisce ampliamente all’artista nella Storia pittorica d’Italia, edita a Milano nel 1831. Le informazioni date dai biografi parlano di un allunato presso Baldassarre Franceschini detto il Volterrano (Volterra, 1611 – Firenze, 7 gennaio 1690), come pure di una serie di viaggi che lo portarono a visitare Roma e l’Italia settentrionale, entrando in contatto con le opere di Raffaello e del Correggio. Queste nuove esperienze portarono il Marinari ad un’evoluzione stilistica che viene testimoniata nel catalogo ufficiale della Galleria degli Uffizi del 1833 si legge: "Dopo la imitazione del maestro che suol essere il primo esercizio dei novelli pittori, e spesso ancora, per la diversità del naturale, il primo lor danno, ei si formò, come osserva anche il Lanzi, un secondo stile seguendo il proprio talento, più grandioso, più ideale, e di maggior macchia, come si esprimono gli artisti: del quale ci rimangono vari saggi in Santa Maria Maggiore, in S. Simone e in diverse quadrerie fiorentine." Queste nuove istanze si ravvisano a partire dagli anni Sessanta, senza che però ci sia una completa rottura con la formazione dolciana, tanto che Onorio venne scelto per numerose commissioni dalla corte medicea, in particolare dopo la morte del maestro avvenuta nel 1686, in quanto considerato diretto erede del Dolci, a lungo al servizio dei granduchi. La fama presso la corte fiorentina e presso i committenti cittadini gli valse incarichi prestigiosi anche in tarda età: all’inizio del Settecento il Marinari fu impegnato nell’esecuzione di affreschi in palazzo Capponi a Firenze, cantiere nel quale erano occupati i più importanti pittori toscani della vecchia e della nuova generazione. Tornando sulla tela, essa si inquadra stilisticamente e anche a livello iconografico con la serie di figure femminili, quali sante, donne dell’antichità o dei racconti biblici, da lui realizzate nel corso della lunga carriera. Le vesti preziose, i gioielli, il taglio a mezzobusto, la toccante espressività si sommano alla predilezione per sfondi neutri o comunque ombrosi e scuri che contrastano con la luminosità del primo piano, capace di rischiarare la candida pelle delle protagoniste e di creare lumeggiature scintillanti sugli oggetti metallici, come i denti della ruota in questo caso, e sui preziosi gioielli che adornano la santa. L’impostazione classicista si adatta a un linguaggio devozionale tipico nella Firenze del tempo, come dimostrano le opere del Dolci, mentre la morbidezza degli incarnati fusa con un cromatismo dosato e attento denota l’influenza della corrente neocorreggesca, molto apprezzate in quel tempo nel capoluogo toscano. Infine, confrontando anche i dettagli anatomici, dalle mani corte ai volti dal taglio morbido e tondo, passando per il candore degli incarnati e per le ordinate acconciature, si desume un una linea comune nel rendere le figure femminili, come anche la Santa Caterina qui presa in esame.

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Via Pisacane, 55
Milano, 20129
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