Scuola veneta del XVII secolo

Giuseppe e i suoi fratelli 

Olio su tela, cm 76 x 100

Con cornice, cm 89 x 112 

Giuseppe, l'undicesimo figlio di Giacobbe e primogenito di Rachele, era un giovane speciale fin dall'inizio. Era dotato del dono di interpretare i sogni e aveva un legame profondo con il padre, che lo distingueva dagli altri fratelli. Questo favoritismo suscitò invidia e risentimento tra i suoi fratellastri, alimentando una profonda ostilità verso di lui.

L'apice della tensione giunse quando Giuseppe raccontò loro un sogno premonitore in cui i suoi covoni di grano si ergevano alti e dominavano i loro. I fratelli, già accecati dall'invidia, interpretarono il sogno come un segno di superiorità e tramarono per eliminarlo. Un giorno, mentre Giuseppe si recava dai fratelli per portar loro provviste, lo catturarono e lo vendettero come schiavo a una carovana di mercanti diretti in Egitto. In Egitto, Giuseppe fu venduto a Putifarre un alto funzionario del faraone, dove inizialmente trovò fortuna e ricopriva un ruolo di fiducia. Tuttavia, la sua integrità morale e il suo rifiuto di cedere alle avances della moglie di Putifarre lo condannarono alla prigione. Anche in carcere, Giuseppe dimostrò la sua abilità nell'interpretare i sogni, guadagnandosi la fiducia del capo carceriere.

Dopo due anni, il faraone ebbe un sogno che nessuno dei suoi saggi era in grado di interpretare. Giuseppe fu convocato e fornì la corretta spiegazione: sette anni di abbondanza sarebbero stati seguiti da sette anni di carestia. Grazie al suo saggio consiglio, il faraone mise Giuseppe a capo dell'Egitto per sovrintendere ai preparativi per la carestia imminente. Durante gli anni di abbondanza, Giuseppe organizzò la raccolta e l'immagazzinamento di ingenti scorte di grano. Quando la carestia colpì, l'Egitto fu l'unico paese ad avere cibo a sufficienza, e popoli da tutto il mondo si recarono lì per comprare il grano.

Tra coloro che arrivarono c'erano anche i fratellastri di Giuseppe, ignari di trovarsi di fronte al fratello che avevano venduto anni prima. Erano passati molti anni e i fratelli non lo riconobbero: innanzitutto non sapevano che fosse in Egitto e credevano che fosse ancora uno schiavo, mentre quest’uomo era un viceré. Inoltre, sembrava un egiziano, parlava egiziano e aveva un nome egiziano, Tsofnat Paaneach. Ma soprattutto, indossava l’uniforme di un egiziano di alto rango. Giuseppe li riconobbe, ma mise alla prova la loro lealtà e il loro pentimento sottoponendoli a diverse sfide. 

Alla fine, rivelò la sua vera identità e li perdonò per i loro passati misfatti. Giuseppe poté finalmente ricongiungersi con il padre, che lo credeva morto da tempo. L'intera famiglia di Giacobbe, circa settanta persone, si trasferì in Egitto su invito di Giuseppe, stabilendosi nella terra di Goshen.

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