Stefano Maria Legnani detto il Legnanino (Milano, 1661-1713), Predica del Battista

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Stefano Maria Legnani detto il Legnanino (Milano, 1661-1713) Predica del Battista Olio su tela, cm 135 x 175 Corredato dalla perizia critica del Professor Federico Zeri   Il dipinto è da considerare un'importante aggiunta al catalogo di Stefano Maria Legnani detto il Legnanino...
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Stefano Maria Legnani detto il Legnanino (Milano, 1661-1713)

Predica del Battista

Olio su tela, cm 135 x 175

Corredato dalla perizia critica del Professor Federico Zeri

 

Il dipinto è da considerare un'importante aggiunta al catalogo di Stefano Maria Legnani detto il Legnanino (1661-1713), pittore attivo, oltre che in Lombardia, in varie località del Novarese, fino al 1738 parte della Lombardia austriaca (Novara, Orta, Miasino), a Torino e a Genova.

La sua pittura combina gli apporti della scuola emiliana (dal Correggio al Reni ai più vicini Cignani, presso il quale studiò a Bologna, e Franceschini) con quelli del barocco e del classicismo romano (il Legnanino andò in gioventù a Roma, dove assorbì le opposte lezioni del Baciccio e del Maratta), e della “grande decorazione” genovese (Gregorio De Ferrari, Domenico Piola, oltre al già ricordato Baciccio), senza dimenticare la tradizione seicentesca locale (soprattutto Giulio Cesare Procaccini e i Nuvolone). Da Genova ne derivò il vistoso alleggerimento della tavolozza, che lo differenzia profondamente dal contemporaneo ma assai più tenebroso Abbiati, il gusto per i colori ora chiari e sfumati, ora decisi e brillanti, come anche per delicate avvolgenze chiaroscurali in cui riaffiora l'influenza nuvoloniana. L'opera esaminata è da riferirsi allo scorcio del secolo, quando il Legnanino, dopo gli impegni alla realizzazione di alcuni dei suoi maggiori cicli di affreschi, quali gli esempi in Sant'Angelo a Milano, nella Cappella di San Giacomo (1687); di San Gaudenzio a Novara (1692 e 1694-95); del Duomo di Monza (1693); del Sacro Monte di Orta (1693 e 1698), realizzò le tele laterali della cappella di San Giacomo in Sant'Angelo a Milano. Opere sicuramente posteriori al 1694, anno di riedificazione della cappella, risultano meglio collocabili cronologicamente ai primi anni del Settecento, termine post quem per la tela in esame di cui risulta esserne un bozzetto preparatorio.

Il dipinto in questione si riferisce all'attività di predicatore di san Giovanni Battista (Luca, 3, 1-17). Il santo è rappresentato in piedi sopra un masso, come pulpito improvvisato, in mezzo ad una folla che lo ascolta. Precursore o nunzio di Cristo, il Battista costituisce la connessione tra l'Antico e il Nuovo Testamento, essendo considerato l'ultimo dei profeti dell'Antico Testamento ed il primo santo del Nuovo.

Osservando il dipinto dobbiamo concordare con le opportune parole del Lanzi che scrive del Legnanino: “E' scelto, sobrio, giudizioso nelle composizioni, con un certo impasto e lucentezza di colorito che non è in uso fra i maratteschi”. Nella tela esaminata la calibrata cromia, la disposizione delle figure e delle quinte paesaggistiche si inseriscono perfettamente nel suo catalogo, affine nella scioltezza della stesura pittorica, nella sontuosità decorativa, quanto nel gusto dell'esotismo manifesto nell'ostentazione dei costumi orientali che ritornano negli affreschi raffiguranti le Storie di Ester (1699) nel coro dell'Incoronata di Lodi e nelle opere di anni più avanzati, come le grandi Storie di Bacco e Arianna già in palazzo Arconati Visconti poi Brambilla a Milano.

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