XVII secolo, da Lavinia Fontana, Adorazione dei pastori
XVII secolo, da Lavinia Fontana
Adorazione dei pastori
Olio su tela, cm 75 x 103
Con cornice, cm 89 x 112
Il presente dipinto, raffigurante un’Adorazione dei pastori, riprende un’opera di Lavinia Fontana (1552–1614), oggi custodita presso il museo di San Domenico di Imola. Con Fede Galizia e Artemisia Gentileschi, Lavinia Fontana fu una delle prime pittrici a ritrarre scene bibliche, prediligendo in particolare personaggi femminili come Giuditta e Maria Maddalena.
Anche Lavinia Fontana, come la quasi totalità delle pittrici dal Rinascimento all’Ottocento, fu figlia d’arte: suo padre, Prospero, fu infatti un affermato pittore bolognese, nonché suo primo maestro.
Prospero Fontana non fu solo un pittore affermato, ma anche un umanista, un uomo colto, raffinato e ben inserito nei circoli culturali della città: frequentava intellettuali e pittori, tra cui Annibale e Ludovico Carracci (poco più giovani di lui), Lorenzo Sabbatini e il Giambologna.
Nel 1577 Lavinia sposò Giovanni Paolo Zappi, un pittore generalmente ritenuto di livello artistico mediocre, figlio di un ricco mercante di Imola, che fu funzionale alla carriera di Lavinia, diventandone di fatto l’agente.
Alla fine degli anni Ottanta del Cinquecento Lavinia Fontana Zappi era ormai una pittrice affermata che dipingeva prevalentemente ritratti dei notabili di Bologna, soprattutto delle nobildonne, per le quali farsi ritrarre dalla nota “pittora” divenne quasi una moda.
Nel 1583 la “pittora” ricevette la prima commissione pubblica, cioè quella di una pala d’altare per la cattedrale di Imola, città d’origine del marito. È la prima opera a soggetto religioso, per un committente religioso e destinata ad una chiesa, dipinta da una donna nella storia dell’arte occidentale. A questa ne seguirono altre, tra cui la pala d’altare destinata alla chiesa di Santa Sabina a Roma, raffigurante la Visione di San Giacinto, e la pala d’altare raffigurante il Martirio di Santo Stefano per la chiesa di San Paolo Fuori Le Mura a Roma.
A Roma lavorò sia per committenti romani, sia di altre città, che le affidavano numerosi incarichi.
L’ultima sua opera, eseguita a Roma, è il primo nudo femminile per mano di una donna nell’arte occidentale. Minerva nell’atto di vestirsi (olio su tela, 258 X 190 cm), commissionato da Scipione Borghese un anno prima della morte della pittrice.
Oltre ai numerosissimi ritratti di nobildonne, diplomatici e personalità d'ogni sorta, Lavinia dipinse un centinaio di pale d'altare (di cui ne sopravvivono 30 firmate e 25 con attribuzione contrastata) e realizzò diverse sculture di uomini in battaglia, in particolare con cavalli e altri tipi di bestiame. È la pittrice rinascimentale di cui sopravvivono più opere in assoluto, il che è indicativo della fama di cui godeva fra i suoi contemporanei.
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