Antonio Amorosi (Comunanza, 1660 – Roma 1738) Ritratto di giovane con bicchiere di vino

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Antonio Amorosi (Comunanza, 1660 – Roma 1738) Ritratto di giovane con bicchiere di vino Olio su tela, cm 95 x 70 Con cornice, cm 105 x 80   Nato a Comunanza, nelle Marche, nel 1660, Amorosi si trasferì nel 1668 a Roma con l'intenzione di studiare per diventare...
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Antonio Amorosi (Comunanza, 1660 – Roma 1738)

Ritratto di giovane con bicchiere di vino

Olio su tela, cm 95 x 70

Con cornice, cm 105 x 80

 

Nato a Comunanza, nelle Marche, nel 1660, Amorosi si trasferì nel 1668 a Roma con l'intenzione di studiare per diventare prete. L'interesse artistico e la conoscenza del pittore Giuseppe Ghezzi, gli fecero cambiare idea; proprio presso la bottega romana di Ghezzi Amorosi avviò il proprio percorso formativo, rimanendo strettamente legato al maestro per circa undici anni. Verso il 1690, all’età di trent’anni, Amorosi si rese indipendente: la sua prima opera, firmata e datata 1690, è il Ritratto del bambino Filippo Ricci, attualmente parte della collezione Weitzner di New York.

Nel 1699 all’artista venne assegnata la rilevantissima commissione del ciclo di affreschi del palazzo comunale di Civitavecchia. Presso le pareti del palazzo vennero rappresentati dal pittore Papa Innocenzo III che riceve i Magistrati della città e con la Madonna e San Fermo; le pitture parietali dell’Amorosi andarono distrutte durante i bombardamenti del 1944. Nel 1702 dipinge, nella chiesa di Santa Maria della Morte a Civitavecchia, la pala San Gregorio e le anime del Purgatorio, composizione debitrice dell'arte di Carlo Maratta e  Sant'Anna, San Domenico e San Giovanni Battista: queste opere sono solamente le prime di una serie di pale d’altare di mano del pittore; tra le altre, si ricordano il San Gregorio Nazianzeno della chiesa di San Biagio a Roma e la Gloria di putti della chiesa di Sant’Andrea della Valle, sempre nella Città Eterna. Alla metà del XVII secolo risalgono le prime bambocciate, rappresentazioni pittoriche di scene di vita popolare che traggono la loro radice nella cultura visiva del nord Europa, in grado di testimoniare la dissoluzione dell'ideale classico. Tra i soggetti prediletti dall’Amorosi vi sono di certo i bambini, innovativamente rappresentati non sotto forma di putti – come accadeva convenzionalmente per quanto riguarda la pittura seicentesca – ma connotati da un forte dato di realismo: per quanto concerne i ritratti di bimbi, particolarmente riusciti sono quelli attualmente conservati presso il Museu Nacional d'Art de Catalunya di Barcellona.  

La stessa vena realistica si riscontra anche per quanto riguarda questo Ritratto di giovane con bicchiere di vino: il suo protagonista è un ragazzo borghese ed elegante, che, probabilmente in osteria, brinda con un calice di vino bianco. Sulla tavola, figura una bella natura morta con pane e prosciutto dal marcato naturalismo. La capacità di Amorosi di rappresentare fedelmente la realtà catalizza l’attenzione degli storici dell’arte: per lo Zampetti l'Amorosi mostra "attenzione per le cose di questo mondo, non necessariamente viste con l'occhio malinconico del pittore nordico, ma non per questo con minore senso di partecipazione umana da parte di chi, sin dalla difficile infanzia trascorsa in una località montana, tra pastori e boscaioli, ben doveva conoscere le difficoltà della vita e l'umiltà di una condizione esistenziale, così profondamente diversa da quella in cui doveva poi operare, ancora una volta in mezzo ad obbiettive difficoltà economiche e sociali", mentre secondo l'Argan, Amorosi "discende dai Bamboccianti, specialmente dal Cerquozzi, e dipinge fatti della vita quotidiana senza il minimo gusto per la scenetta di costume. Dagli spagnoli e specialmente dal Murillo, ha imparato a considerare i bambini poveri particolarmente cari al Signore e li dipinge con un interesse pieno di rispetto. Non è, come è stato detto, un neo-caravaggesco ma è l'unico esponente, a Roma, di una poetica realista”. 

 

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