Bottega dei Bassano, Allegoria della primavera
Bottega dei Bassano, XVII secolo
Scena di genere – Allegoria della primavera
Olio su tela, cm 93 x 118
Con cornice, cm 106 x 129
Il dipinto raffigura una scena di genere di campagna, dove gli animali e gli uomini affaccendati nelle faccende quotidiane sono gli assoluti protagonisti.
Raffigurati nella tela un giovane cacciatore sulla sinistra che porta con se una muta di tre cani e sulle spalle la lepre appena cacciata; sulla destra tre pastori sono intenti nella mungitura delle capre in una tinozza di legno, tutto attorno pulcini e galline. Sul fondale, che presenta le tipologie paesaggistiche primaverile, un viandante a cavallo con levriero.
Appare evidente la matrice bassanesca del dipinto in oggetto; si tratta infatti di una rielaborazione di una composizione tratta dal ciclo delle Quattro Stagioni di Jacopo da Ponte (detto Bassano) custodite nel Kunsthistorisches Museum di Vienna. È in particolare l’allegoria della Primavera la matrice del dipinto, quasi del tutto similare se non per l’assenza di alcuni personaggi secondari e della bambina posta in primo piano. Come spesso succedeva nella bottega dall’invenzione del maestro ne nacquero altre rielaborazioni come dimostrano l’allegoria della primavera della bottega di Gerolamo da Ponte alla Pinacoteca di Brera e quella di Francesco Bassano delle Collezioni Corsini di Firenze.
Concordemente noti come “Bassano” dal nome della città d’origine Bassano del Grappa, la denominazione venne fissata dalla critica artistica, tra cui Ridolfi, Volpato, Verci, Lanzi; quella dei “Da Ponte” (così si chiamavano in realtà i membri della famiglia derivando l’appellativo ancora una volta dalla toponomastica, essendo il nonno paterno Jacopo di Berto conciatore presso il ponte cittadino) fu un’impresa aziendale ante litteram, a conduzione famigliare, attiva per circa un secolo e mezzo. Principiata da Francesco il Vecchio, nei primissimi anni del Cinquecento, raggiunse grande apprezzamento in tutto il nord Italia con la personalità di Jacopo, a partire dalla seconda metà del quarto decennio, e dai fratelli di questi Giambattista e Gianfrancesco. Dopo di lui, saranno i figli Francesco il Giovane, Giambattista, Leandro e Gerolamo a farsi interpreti della tradizione famigliare. A Jacopo in particolare si deve l’ideazione di opere pittoriche che inscenano il più aulico dei generi, quello religioso, entro contesti rurali, animati da armenti e pastori, espediente che permetteva di dare quella dignità artistica riservata prettamente al tema religioso e che invece era negata al soggetto animalesco. Inoltre, l’assidua richiesta di opere pittoriche della bottega bassanesca, inno alla storia rurale e pastorale, è stata posta in relazione con l’operato di alcuni nobili illuminati, ad esempio Alvise Cornaro, che sostennero la rivoluzione agricola. Erano gli anni di una rinnovata e moderna concezione dell’agricoltura, considerata mezzo ideologico per raggiungere il progresso; la concomitante rivalutazione più che positiva del panorama pastorale potrebbe insomma aver sospinto i committenti italiani a richiedere opere pittoriche che incarnassero davvero l’essenza stessa della vita rurale di campagna, come soltanto i Bassano sapevano fare.
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