Presentazione di Cristo al Tempio
Bottega di Vincenzo Camuccini (Roma, 22 febbraio 1771 – Roma, 2 settembre 1844)
Presentazione di Cristo al Tempio
Olio su tela, cm 71 x 68
Con cornice cm 87 x 81
Figlio di Giovanni Battista, commerciante in carbone di origini liguri, e di Teresa Rotti, Vincenzo Camuccini nacque a Roma nel febbraio 1771. Incoraggiato e materialmente sostenuto dal fratello maggiore Pietro, iniziò il suo tirocinio pittorico nello studio di Domenico Corvi (Viterbo, 1721 – Roma, 1803), stimato maestro e accademico di San Luca. Incline agli effetti drammatici dei contrasti di luce e d'ombra, di lontana ascendenza caravaggesca, il Corvi era tuttavia ossequiente alle soluzioni classicheggianti proposte alla pittura del Settecento romano dalla preponderante autorità di Pompeo Batoni; e agli alunni trasmise i modi tipici di quell'accademismo, tutt'altro che dogmatico, come dimostrano gli esiti diversi di Landi e di Cades, condiscepoli del Camuccini. Oltre al Batoni, altri fondamentali punto di riferimento per la formazione culturale ed artistica di Camuccini furono Mengs, attivo a Roma alla fine del Settecento, e Winkelmann, i cui scritti sull’arte classica condizionarono particolarmente l’operato del pittore. Tra le prime opere dell’artista, che già testimoniano la sua fedele aderenza agli stilemi del classicismo, ricordiamo la copia della Deposizione di Raffaello (1789), eseguita per lord Bristol, e Archelao con Paride fanciullo affresco realizzato per un soffitto della villa Borghese, rinnovata in quegli anni sotto la direzione di Asprucci. Dopo un soggiorno di formazione a Firenze condotto negli anni Novanta del Settecento, durante cui ebbe la possibilità di conoscere e stringere rapporti di amicizia con Bossi ed Appiani, Camuccini tornò a Roma, dove, a partire dal 1802, entrò a far parte dell’Accademia di S. Luca, dove resta un suo Ritrovamento di Paride. Principe dell'Accademia di S. Luca dal 1806, nonostante la giovane età, nel primo decennio dell’Ottocento Camuccini era ormai l'incontrastato dittatore della pittura romana. I quadri di soggetto religioso lo dimostrano fedele agli effetti chiaroscurali del suo maestro Corvi: ciò è testimoniato anche dalla bellissima Presentazione al Tempio per la cappella del Rosario della chiesa di San Giovanni in Canale a Piacenza; Camuccini era noto anche per la sua produzione ritrattistica – ci basti pensare al Ritratto di Maria Luisa di Borbone di Palazzo Pitti – e di pittura storica. Tra le importanti commissioni ricevute negli anni ’10 dell’Ottocento vi è quella relativa al ciclo decorativo a fresco del palazzo del Quirinale. Tra gli anni ’20 e gli anni ’40, Camuccini, che riesce a costruire attorno a sé un’operosa bottega, si dedica soprattutto alla pittura religiosa, realizzando grandi opere non solo per le chiese romane ma anche per quelle di tutta Italia: opera infatti a Firenze, a Parma, a Napoli, a Catania e in vari altri centri della Penisola. Finché una paralisi, il 19 febbraio del 1842, non gli vietò l'uso dei pennelli, il Camuccini continuò la sua attività di pittore storico e religioso e di ritrattista: secondo i critici e gli storici dell’arte, in quest’ultimo campo, oltreché nei disegni, lasciò il meglio di sé, e la critica recente lo ha avvicinato all'inglese Thomas Lawrence per le sue doti di mondana eleganza.
Il dipinto in questione, di un allievo dell’artista, riprende pedissequamente la composizione ed i colori vividi della Presentazione di Cristo al Tempio eseguita dal maestro per la neoclassica cappella del Rosario della chiesa di San Giovanni in Canale di Piacenza. Nella seconda campata di sinistra, la cappella si presenta come di struttura rettangolare e dotata di un'absidiola. All'interno di questa, realizzata in stile neoclassico dall'architetto Lotario Tomba, il quale godette per il progetto di alcuni consigli di Antonio Canova, si trova, oltre alla Presentazione di Cristo al Tempio di Camuccini, un'Andata al Calvario di Gaspare Landi: entrambe le tele sono state eseguite dai due campioni del neoclassicismo nel 1808. Sin dal secondo decennio dell’Ottocento, il dipinto godette di un’enorme fortuna visiva, testimoniata anche dalle sue numerose stampe di traduzione. L’allievo di Camuccini che si occupa dell’esecuzione di questo bel dipinto riesce a riproporre i colori vividi e i giochi di luce delle opere del maestro, fornendo di questa fortunata iconografia un’interpretazione assolutamente all’altezza della produzione dell’artista neoclassico romano.