Cerchia di Antonio Amorosi (Comunanza, 1660 – Roma, 1738), Ritratto di giovane popolano

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Cerchia di Antonio Amorosi (Comunanza, 1660 – Roma, 1738) Ritratto di giovane popolano Olio su tela, cm 83 x 6 Con cornice, cm 87 x 67   Il dipinto raffiguranti ritratto di popolano fu realizzato da un artista attivo all'interno della bottega di Antonio Mercurio Amorosi...
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Cerchia di Antonio Amorosi (Comunanza, 1660 – Roma, 1738)

Ritratto di giovane popolano

Olio su tela, cm 83 x 6

Con cornice, cm 87 x 67

 

Il dipinto raffiguranti ritratto di popolano fu realizzato da un artista attivo all'interno della bottega di Antonio Mercurio Amorosi (1660-1738), riflettendo indubbiamente un realismo d'origine caravaggesco, ma anche evidenti affinità con il naturalismo lombardo e le sue contaminazioni nordiche. Nel ritratto esaminato si trovano altresì analogie con le opere di Giacomo Francesco Cipper detto il Todeschini, dato il carattere bambocciante delle immagini, che Il Cipper, come Monsù Bernardo, offrirono nelle loro descrizioni degli umili, condizionate da una vena letteraria. Si tratta di un filone che contraddistinse una parte preponderante dell'arte italiana settecentesca, basti pensare a Giacomo Ceruti detto il Pittocchetto o a Gaspare Traversi, che produssero opere in cui la tradizione comica e l'analisi sociale giunse a esiti di straordinaria validità artistica. Allievo di Giuseppe Ghezzi, l'Amorosi lavorò prevalentemente a Roma dedicandosi sia alla pittura religiosa (pale d'altare per S. Rocco, S. Maria in Cosmedin) sia alla pittura di genere. La fama maggiore dell'Amorosi è legata proprio ai suoi dipinti di “bambocciate”: quadri dai differenti formati e di semplici argomenti popolareschi, vivamente apprezzati dai contemporanei. Di tale produzione, conservata in musei e collezioni private d'Europa e ancora poco nota, si possono in particolare ricordare: il Contadinello col nido e la Contadinella col pulcino nella collezione Devonshire a Londra, il Fanciullo col grappolo d'uva nella Galleria di Schleissheim, il Giovane col calice, il Giovane pittore ed alcuni dipinti nella Pinacoteca comunale di Deruta, provenienti dalla raccolta dello storiografo Lione Pascoli. Questi ultimi sono utili per un confronto con le tele esaminate, così come le differenti versioni di Giovane con brocca, oggi in collezioni private. 

Lucida e diretta e la ritrattistica pauperistica le cui capacità di introspezione e di analisi dei caratteri si applicano qui nella resa del protagonista. Il giovane risulta indagato con franchezza e verità, evidenziando, in linea con le opere del maestro, una comprensione del tutto nuova e priva di moralismi nei confronti della realtà emarginata dei più poveri. Numerosi particolari e dettagli arricchiscono la tela analizzate, gli abiti sgualciti, le guance arrossate e gli oggetti che compongo l'ambiente circostante arricchiscono la narrazione del personaggio, colto nello svolgersi di azioni quotidiane. L'uomo guarda verso lo spettatore, con sguardo partecipe, come se fosse stato appena chiamato.

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