Testa di Cristo
Scultura lignea in essenza di tiglio, policromata con la tecnica della tempera brunita al latte; altezza scultura cm.33, base tornita cm.12, altezza totale cm.45.
Vi sono restauri integrativi alla policromia in alcune zone del viso e del collo, eseguiti in scala cromatica.
L’opera è databile alla fine del Cinquecento; la base tornita è ottocentesca.
La scultura mostra una ideazione formale squisitamente da pittore; in essa vi è un'eco di suggestioni romane, e si sente la mano di un artista che domina la forma classica, e tende a "forzarla" in senso dinamico ed emotivo.
E' una "maniera" che richiama la cifra stilistica di Giovanni Battista Crespi detto il Cerano (1573-1632), che aveva avuto un'esperienza significativa a Roma tra il 1596 e il 1598 al seguito del Cardinal Federigo Borromeo (1).
L'ipotesi che la scultura sia stata intagliata direttamente dal Cerano sembra difficilmente percorribile, perchè non vi sono opere in legno tra le poche sculture che di lui si conoscono.
Eppure del Cerano - definito da Melchiorre Gherardini in una famosa incisione "pictor, sculptor, architectus" - le fonti riferiscono un profondo, perdurante interesse per la scultura, e sono note alcune sue realizzazioni in stucco e in materiali diversi dal legno, mentre la critica recente scrive che per lui “la plastica sembra avere un ruolo guida, fin dalla gioventù” (2).
La qualifica di “sculptor” attribuitagli dal Gherardini potrebbe allora significare che il Cerano, dopo una iniziale pratica manuale della scultura, abbia continuato ad operare creando disegni e/o modelli in creta delle sue invenzioni plastiche, delegandone la realizzazione ad intagliatori di sua fiducia.
La collaborazione tra un artista “inventor" e un fine esecutore era comune nella Milano dell'epoca; ad esempio, nel cantiere del Duomo, gli innumerevoli modelli del prolifico Francesco Brambilla passavano sistematicamente nella mani di abili esecutori (uno di questi fu il giovane Giulio Cesare Procaccini ai suoi esordi come scultore) e di virtuosi specialisti del legno come i Taurino.
Ciò supporta l'idea che l’intervento creativo del Cerano non sia stato diretto, ma che egli, dopo aver ideato il disegno e/o il modelletto in creta o in cera, ne abbia affidato l'intaglio ad un abile specialista del legno, sovraintendendo alla realizzazione della scultura.
I due contributi si fondono nella dolcezza levigata del viso grazie alla policromia della tempera brunita al latte (3); questa soluzione tecnica, che rende la scultura al tempo stesso un'opera in legno, in plastica e pittura, evidenzia il contrasto tra il viso perlaceo ed estatico e la massa dei capelli agitati dal capo, attribuendo all'opera un impatto di tipo dinamico, ispirato ed emotivo, assimilabile a quello della pittura del Cerano (4).
È noto che Giovanni Battista Crespi detto il Cerano, impegnato in tutti i tipi di produzione artistica per il Cardinale e la grande committenza cittadina, era solito avvalersi di specialisti nei vari materiali per la realizzazione di opere d'arte di ogni genere, sulla base di modelli di sua invenzione (ad es. la statua di San Carlone, ma anche bassorilievi, gonfaloni, ornamenti del Duomo, paliotti ricamati, ecc.).
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(1) Secondo alcune fonti ottocentesche (S.Ticozzi, Dizionario dei pittori del Rinascimento, Milano 1800), il giovane artista, quando era a Roma, avrebbe praticato la scultura "sotto alcuni maestri di plastica novaresi".
(2) J.Stoppa, Cerano giovane, in Il Cerano, protagonista del Seicento lombardo, a cura di M.Rosci, Milano 2005 – pag.101
(3) La tecnica della tempera brunita è specialmente utilizzata in Lombardia nel secolo XVI
(4) Per il confronto con la scultura in esame alleghiamo 3 immagini di Cristo dipinte dal Cerano: il Cristo Risorto della Chiesa di S.Pietro e Paolo a Borsano (Busto A.), il Cristo del Battesimo di Francoforte, il Cristo della Resurrezione della Chiesa di S.Antonio Abate di Milano