XIX secolo
Venere e Adone
Alabastro, cm alt. 16

La piccola scultura intitolata Venere e Adone raffigura la dea stretta in un tenero abbraccio con l’amato. Adone era un ragazzo bello e affascinate che nel tempo libero era dedito alla caccia. Un giorno Venere, mentre lo osservava passeggiare nei boschi, fu graffiata per sbaglio da una delle frecce di cupido cadendo in un attimo in un profondo innamoramento. La forte passione tra i due suscitò però l’ira di Marte, il dio della guerra, che per riuscire a riavere l’amata tutta per sé escogitò un piano molto semplice: si sarebbe trasformato in un cinghiale e avrebbe inferto a Adone un colpo mortale.  Questo successe. Durante una battuta di caccia il giovane Adone incontrò l’animale, che in realtà celava le sembianze di Marte, che lo ferì mortalmente. I lamenti dell’amato giunsero alle orecchie di Venere che accorsa al capezzale tentò invano di salvarlo, ma a Adone, ormai morto, non rimaneva che scendere nel mondo degli inferi. 
La disperazione di Venere fu tale che il potente Zeus, impietosito, concesse ai due amati di ricongiunsi: ogni primavera Adone poteva ritornare nel mondo dei vivi per riabbracciare la tanto amata Venere e trascorrere con lei una parte dell’anno; ma, all’arrivo dei primi freddi, Adone sarebbe dovuto ritornare nell’oscurità della morte. 
La scultura rappresenta un momento di profonda intimità e tenerezza tra i due giovani, il momento catturato è quello di un tenero abbraccio dove Adone sfiora con le dita il viso dell’amata mentre la dea abbandona languidamente la testa verso la spalla dell’amante, in un intenso gioco di sguardi.  

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