Johann Baptist Kreitmayr (1819 Monaco -1879 Ebenda)

Veduta del palazzo del Doge a Venezia, 1848

Olio su tela, cm 35,4 x 28,5

Con cornice, cm 47 x 40

Johann Baptist Kreitmayr (1819-1879), artista tedesco della prima metà del XIX secolo specializzato nelle rappresentazioni di paesaggi, nel dipinto qui in esame, riprende con maestria il genere pittorico del vedutismo veneto, fenomeno tipicamente settecentesco e che trova a Venezia l’epicentro del suo sviluppo. La prima veduta veneziana con data certa, di Gaspare Vanvitelli, è del 1697 e le prime databili di Luca Carlevarijs sono del 1703, mentre la morte di Francesco Guardi, nel 1793, e gli ultimi giorni della Repubblica Veneziana, nel 1797, segnano la fine della produzione di questo genere di pittura. L’esperienza vedutistica dei veneziani avrà diretta continuazione in pittori dell’Ottocento, quali Giovanni Migliara (1785-1837) o Renato Borsato (1927-2013), fino a influenzare l’arte di pittori di grandezza europea, della portata di John Constable (1776-1837) o Jean-Baptiste Camille Corot (1796-1875).

L’opera del nostro pittore raffigura uno scorcio della facciata del Palazzo del Doge a Venezia dalla Piazzetta che affianca la grande Piazza San Marco e si affaccia sulla laguna veneta.

Capolavoro dell’arte gotica, il Palazzo Ducale di Venezia si struttura in una grandiosa stratificazione di elementi costruttivi e ornamentali. È formato da tre grandi corpi di fabbrica che hanno inglobato e unificato precedenti costruzioni: l’ala verso il Bacino di San Marco (che contiene la Sala del Maggior Consiglio), la più antica, ricostruita a partire dal 134, l’ala verso la Piazza con la Sala dello Scrutinio, la cui realizzazione nelle forme attuali inizia dal 1424 e, sul lato opposto, l’ala rinascimentale, con la residenza del doge e molti uffici del governo.

Sotto il doge Francesco Foscari (1423 – 1457), si prosegue quest’opera di rinnovamento: il piano terra presenta all’esterno un porticato e al primo piano logge aperte, mentre, a salire, la facciata sulla piazzetta viene completata con finestroni e il coronamento a pinnacoli. 

Inoltre, viene realizzata la Porta della Carta (1438 – 1442), ad opera di Bartolomeo Bon del figlio Giovanni. La particolare struttura alta e stretta permetteva di incastrare perfettamente il monumentale ingresso alla corte interna del palazzo, tra il Palazzo Ducale a destra e la Basilica di San Marco a sinistra. La porta, lavorata con fine marmo d'Istria e di Carrara, presenta una successione di marmi attorcigliati, di putti e fogliane, tra cui spiccano quattro statue (Fortezza, Prudenza, Speranza e Carità) a rappresentare le doti che un buon governo deve avere per condurre uno stato secondo Giustizia. Questa è infatti la parte di Palazzo ad jus reddendum, l'ingresso dei rei che dovevano venir giudicati delle loro azioni.

Il nome “Porta di Carta”, le fu attribuito perché, nella sua prossimità, esisteva un banco con uno scrivano al quale potevano accedere gli analfabeti che avevano la necessità di scrivere una lettera, un messaggio o un contratto.

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