Giovanni Balducci detto il Cosci (1560-1631) Madonna con bambino, San Giovannino, San Giuseppe e Santa Elisabetta

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Giovanni Balducci detto il Cosci (Firenze, 1560-Napoli, 1631) Madonna con bambino, San Giovannino, San Giuseppe e Santa Elisabetta Olio su tela, cm 120 x 110 La Madonna e il Bambino, ben illuminati al centro della composizione, sono accompagnati dai santi Giovannino Giuseppe ed...
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Giovanni Balducci detto il Cosci (Firenze, 1560-Napoli, 1631)

Madonna con bambino, San Giovannino, San Giuseppe e Santa Elisabetta

Olio su tela, cm 120 x 110

La Madonna e il Bambino, ben illuminati al centro della composizione, sono accompagnati dai santi Giovannino Giuseppe ed Elisabetta, il cui ruolo subordinato di questi ultimi è sottolineato dal loro posizionamento sul fondo avvolti dalla penombra. La vergine, il bambin Gesù e San Giovannino sono distribuiti lungo una linea diagonale che discende dal volto della Madonna verso quello del piccolo santo. 

L’impostazione dei personaggi, così compressi nello spazio è un richiamo ai modi del manierismo toscano, e si avvicina a quella della tavola Sacra Famiglia con Sant’Anna e San Giovannino di Giovanni Balducci detto il Cosci, passata in Asta Sotheby’s a Londra nel 1966, di cui esiste un’altra versione su tela apparsa sempre in Asta Sotheby’s a Londra nel 1968. È mediante il confronto con questi dipinti che è possibile attribuire al Cosci anche la tela in esame. 

Giovanni Balducci nacque a Firenze intorno al 1560 e deve l’appellativo "il Cosci", dal nome dello zio materno Raffaello Cosci, presso il quale era stato allevato. Allievo di Giovanni Battista Naldini (1535-1591), mantiene la linea tradizionale che contraddistingue gli epigoni vasariani e, in generale, i tardi manieristi fiorentini, con lontani riflessi dell'arte del Pontormo, del Bronzino e di Andrea del Sarto. La Madonna con Bambino, san Giovannino, Santa Elisabetta e due Angeli proprio di Andrea del Sarto al Museo del Louvre a Parigi palesa l’attenzione del Cosci verso “il pittore senza errori”. Si noti infatti la ripresa, nell’opera in esame, del modello della Santa Elisabetta che tiene San Giovannino e della vivacità con cui è realizzato il Gesù bambino. Il Cosci non manca di guardare a Raffaello, come denunciato nella nostra tela dal San Giovannino che porge all’infante Gesù un cardellino, il quale vivendo tra le piante di cardo è allusione alla corona di spine e quindi alla Passione di Cristo.

Giovanni Balducci fu pittore molto attivo a Firenze, dove nel 1578 figurava matricolato nell'Accademia del Disegno. Negli anni 1575-79 collaborò con Federico Zuccari negli affreschi della cupola di S. Maria del Fiore e più tardi aiuta l’Allori nella decorazione a grottesche dei soffitti del primo corridoio della Galleria degli Uffizi. Già in età giovanile lavorò per il cardinale Alessandro de Medici, arcivescovo di Firenze (poi Leone XI), del quale godette la stima e la protezione. Era presente, sempre in stretta dipendenza dal Naldini, fra i pittori dello Studiolo di Francesco I in Palazzo Vecchio; nel 1589 partecipò all'ornamento del duomo di Firenze in occasione della venuta di Cristina di Lorena, sposa di Ferdinando I, ed eseguì varie opere, di cui resta la grande tela con l'Ultima Cena sull'altar maggiore. Firmato e datato 1589 è lo Sposalizio di s. Caterina presso San Gimignano, chiesa di S. Agostino. Del 1590 è il ciclo di affreschi nella chiesa di S. Iacopo della Congrega maggiore in via S. Gallo (Oratorio dei Pretoni), considerati dagli studiosi come le sue opere migliori.

Circa il 1592 l'artista, per invito del cardinale de' Medici, si recò a Roma. Durante il pontificato di Clemente VIII Aldobrandini, la sua opera nella Capitale fu di notevole rilevanza: in S. Giovanni Decollato restano affreschi ai lati dell'arcone d'accesso alla cappella maggiore e una Resurrezione di Lazzaro già su un altare nel chiostro; in S. Giovanni dei Fiorentini, cappella di S. Maria Maddalena dei Pazzi, affrescò Carlo Martello che fa penitenza, di cui esiste il modello a Hampton Court; nel battistero di S. Giovanni in Laterano dipinse una Erodiade oggi perduta e in S. Prassede lasciò affreschi nella navata centrale, con Orazione nell'orto, Salita al Calvario, simboli della passione, figure di apostoli, angeli e putti. Da Roma, verso l'anno 1600, il Cosci si trasferì a Napoli, al servizio del cardinale Alfonso Gesualdo: qui il pittore era già stato nel 1598 per eseguire dipinti nel palazzo del duca di Maddaloni. Anche a Napoli, dove la sua presenza è accertata fino al 1612 egli lavorò alacremente, lasciando opere nel chiostro del Carmine Maggiore con Storie di Elia ed Eliseo, in S. Giovanni Battista delle Monache realizza una Sacra famiglia; S. Giovanni dei Fiorentini, chiesa purtroppo distrutta, vedeva il Balducci alle prese con la decorazione dei soffitti; in S. Maria della Sanità affrescò il refettorio; le fonti descrivono altre opere nel duomo. La più tarda attività del Cosci è da ricercare in Calabria, dove la presenza di lui è attestata dalle due tele con l'Immacolata Concezione e da una Madonna del Carmine, firmata e datata 1614, in S. Maria Maggiore a Taverna. Morto a Napoli in epoca imprecisata (dopo il 1631), il B. fu sepolto nella chiesa di S. Maria della Sanità.

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