Giovanni Maria delle Piane detto il Mulinaretto, attr. (1660 – 1745), Coppia di ritratti di Nobildonne

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Giovanni Maria delle Piane detto il Mulinaretto, attr. (Genova, 1660 – Monticelli d'Ongina, 28 giugno 1745) Coppia di ritratti di Nobildonne Olio su tela ovale, cm 73 x 98   La bella coppia di ritratti proposta, raffigurante due nobili gentildonne...
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Giovanni Maria delle Piane detto il Mulinaretto, attr.

(Genova, 1660 – Monticelli d'Ongina, 28 giugno 1745)

Coppia di ritratti di Nobildonne

Olio su tela ovale, cm 73 x 98

 

La bella coppia di ritratti proposta, raffigurante due nobili gentildonne genovesi, abbigliate in modo sontuoso ed elegante, ci illustra i canoni stilistici tipici della pittura di Giovanni Maria Delle Piane detto il Mulinaretto, autore di successo della ritrattistica genovese di impronta francesizzante. 

Giovanni Maria Delle Piane, detto il Mulinaretto dal soprannome del nonno che appunto esercitava il mestiere di mugnaio, nacque a Genova nel 1660.

Già da giovanissimo incominciò a frequentare la bottega di Giovanni Battista Merano, qui imparò i rudimenti della pratica pittorica finché, nel 1676, intraprese un importante viaggio a Roma per studiare sotto gli insegnamenti di Giovanni Battista Gaulli (Genova, 8 maggio 1639 – Roma, 2 aprile 1709)

Qui rimase fino al 1684, quando fece ritorno a Genova, un anno dopo la morte di Giovanni Battista Carbone, il più grande ritrattista genovese del tempo. Subito fu riconosciuto dall’aristocrazia locale come il sostituto del maestro, unico capace di adeguarsi alle nuove mode e alle necessità celebrative e del tempo. 

Durante questo periodo genovese il Mulinaretto dipinse numerosi ritratti, alcuni dei quali tuttora identificabili, come i ritratti per Gian Battista Cattaneo, per il Doge Pietro Durazzo, o per la famiglia Doria in cui nei vestiti sontuosi e nelle movenze spiritose si ritrovano riferimenti a Rigaud e Largillière, la cui moda francese era ormai giunta a Genova.

Nel 1695 fu invitato dal conte Morando a Parma, dove conobbe la famiglia Farnese, per la quale realizzò alcuni ritratti. Ebbe anche altri committenti, tra l’Emilia e la Liguria, ed eseguì diverse opere a carattere sacro. Questa sua ultima produzione costituisce però un capitolo a parte, e mostra la sua fedeltà alla formazione romana (Angelo Custode; Vergine con Bambino).

Nel 1705 eseguì il ritratto del duca di Vendome comandante delle truppe franco-spagnole e nello stesso anno pochi mesi dopo si trasferì a Piacenza.

Fatto ritorno per un breve soggiorno a Genova, ne ripartì nel 1706 per Parma e successivamente Milano. Nel 1709, nuovamente a Parma, esegue il ritratto del «ritratto del Principe Antonio Farnese a cavallo» (si conserva un Ritratto equestre del Mulinaretto presso la Galleria Nazionale di Parma).

Nel 1714 eseguì uno dei ritratti di Elisabetta Farnese, firmato e datato, conservato a Piacenza, presso la Galleria Alberoni: probabilmente allo stesso momento va fatto risalire il Ritratto di Filippo V, Napoli, Museo di San Martino, marito di quella. Più tardo dovrebbe essere il Ritratto di Elisabetta Farnese regina (Caserta, Palazzo Reale). 

Grazie alle sue abilitò fu Invitato, nel 1719, a recarsi in Spagna come ritrattista di fiducia della regina Elisabetta; il pittore rifiutò sembra a motivo dell’età. Si trattenne per un certo periodo alla corte del re Carlo di Borbone, che lo nominò pittore di camera e gli commissionò i dipinti per lui e la moglie Maria Amalia di Sassonia.

Ritornato a Genova nel 1741, si trasferì presto a Monticelli d’Ongina nel Piacentino ove viveva il figlio: qui trascorse gli ultimi anni della sua vita quasi cieco e vi si spense nel 1745.

Nella presente coppia chiari sono i rimandi allo stile ritrattistico del Mulinaretto. I nostri occhi non possono che soffermarsi sulla perizia tecnica con cui sono rese le preziose stoffe: dal bustino finemente decorato della dama in rosa al sottile ed elaborato pizzo e fino all’elaborato broccato oro e blu della dama in rosso. Ma non solo, anche il guizzo lucido e divertito delle loro espressioni ricorda alcuni dei più importati ritratti del maestro ligure. 

A riprova della sua paternità si vedano dipinti come il Ritratto di Dama con servo e il ritratto di dama con cani così come il Ritratto Elisabetta Farnese conservato alla Reggia di Caserta.

 

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