Coppia di dipinti raffiguranti l’Allegoria della Primavera con putti e l’Allegoria dell’Autunno con putti, Vittorio Amedeo Rapos, 1786

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Coppia di dipinti raffiguranti l’ Allegoria della Primavera con putti e l’ Allegoria dell’Autunno con putti , Vittorio Amedeo Rapos (Torino 1729-1800), 1786 Olio su tela, misure: cm H 76 x L 95; cornice: cm H 91 x L 110 x P 6 Prezzo: trattativa riservata Oggetto...
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Coppia di dipinti raffiguranti l’Allegoria della Primavera con putti e l’Allegoria dell’Autunno con putti, Vittorio Amedeo Rapos (Torino 1729-1800), 1786

Olio su tela, misure: cm H 76 x L 95; cornice: cm H 91 x L 110 x P 6

Prezzo: trattativa riservata

Oggetto corredato da certificato di autenticità e studio a firma di Arabella Cifani pubblicato su catalogo Galleria Giamblanco.

La coppia di pregevoli dipinti è stata realizzata nel 1786 (come riportava una scritta sul retro di uno dei due dipinti) da Vittorio Amedeo Rapos (o Raposo), uno dei migliori pittori attivi in Piemonte nella seconda metà del Settecento.

Nella tela qui presentata a sinistra è raffigurata un'allegoria della primavera con dei fanciulli che giocano, corrono con un cagnolino e inseguono leprotti; l’opera di destra rappresenta invece l’allegoria dell'autunno con quattro putti che si intrattengono attorno a un carretto trainato da una pecorella. Le tele sono caratterizzate da una luce preziosa e da una gamma coloristica delicata e calibrata.

Le due opere sono collegabili con i dipinti di Rapos degli anni 1780-1790 eseguiti per il Palazzo Reale di Torino e confrontabili con altri dipinti a tema allegorico dell’autore conservati presso la Bana Intesa San Paolo di Torino, la Palazzina di Caccia di Stupinigi e la Palazzina Marone Cinzano (oggi sede dell’Unione Industriale di Torino). Di chiara derivazione da prototipi francesi dell’epoca Luigi XV, il genere trattato fin dall'antichità e diffuso anche fra i pittori italiani del Rinascimento sotto forma di baccanali, riproposto volentieri anche dai pittori del classicismo secentesco, conobbe in Francia durante il Settecento un crescente successo. I soggetti proponevano una visione innocente e insieme maliziosa dei rapporti fra i sessi, ed evocavano l'idea di un mondo arcadico e pastorale pieno di grazia e di seduzioni.

I dipinti erano forse parti di una boiserie o di un insieme decorativo oggi non ancora identificato (forse allegorie delle quattro stagioni o personificazioni dei dodici mesi dell'anno). Considerata l'alta qualità e il gusto raffinatissimo che li pervade, si ritiene che siano stati creati nell'ambito della Corte torinese o del suo entourage più stretto.

Vittorio Amedeo Rapos, pittore legato alla Corte di Torino, nel 1747 è segnalato dai documenti come presente nella celebrata scuola di Claudio Francesco Beaumont. Dal 1752 è documentata la sua attività di autore di cartoni per gli arazzi della Regia Manifattura torinese; dallo stesso anno inizia anche una attività di ritrattista. Nel 1759 Rapos è confratello dell'Accademia di San Luca a Torino e a partire da questo tempo incomincia a dipingere pale di soggetto religioso per numerose chiese del Piemonte. Sotto la guida del Beaumont, Rapos si esercita in tutti i generi pittorici, compreso il paesaggio, collaborando nel 1757 con Vittorio Amedeo Cignaroli per la Palazzina di Stupinigi. Sempre per Stupinigi, dipinge nel 1765 tutto il decoro della camera da letto del duca del Chiablese con trofei di caccia, putti e fiori. Negli anni settanta l'artista è ormai in piena espansione e lavora per la Corte, dipingendo quadri per il castello di Moncalieri e per le chiese. Nel 1778 è nominato professore della rifondata Accademia di Belle Arti di Torino e vi sarà registrato fra i membri fino al tempo della morte. Negli anni Ottanta la sua attività si amplia ancora a livello geografico, con opere realizzate per l’astigiano, il cuneese, I'eporediese, e per la Valle di Susa. Nel 1785 riceve incarichi dai Savoia e dai duchi d'Aosta, oltreché per molte e prestigiose chiese di Torino.

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