Scuola napoletana del XVII-XVIII secolo, coppia di scene mitologiche

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Scuola napoletana del XVII-XVIII secolo Il Trionfo di Galatea  Bacco e Arianna abbandonata da Teseo (2) Olio su tela, cm 74 x 100   Con cornice, cm 89 x 111       La coppia di dipinti in esame, attribuibili alla mano dello...
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Scuola napoletana del XVII-XVIII secolo

Il Trionfo di Galatea 

Bacco e Arianna abbandonata da Teseo

(2) Olio su tela, cm 74 x 100 

 Con cornice, cm 89 x 111

 

 

 

La coppia di dipinti in esame, attribuibili alla mano dello stesso artista, rappresentano due episodi mitologici ben noti e riconoscibili al primo sguardo, carichi di speranza e di amore.

Per quanto riguarda la prima tela è evidente il richiamo al famoso affresco realizzato nel 1512 da Raffaello per una delle sale della Villa Farnesia a Roma, propietà del ricco banchiere Agostino Chigi. L’episodio rappresentato è il “Trionfo di Galatea”. Le fonti letterarie di riferimento per la raffigurazione sono gli Idilli di Teocrito e le Metamorfisi di Ovidio nella rivisitazione di Poliziano. Galatea, una delle cinquanta Nereidi, le ninfe del mare protettrici dei viaggi dei marinai, era innamorata del giovane e bellissimo pastore Aci. Ma il gigante Polifemo, invaghitosi della ninfa, cercava di conquistarla suonando il flauto. Galatea, tuttavia non ricambiava affatto questo amore e Polifemo, accecato dalla rabbia e dalla gelosia, uccise con un sasso il povero Aci. La nereide, devota al suo amato, decise di trasformarne il sangue in una sorgente, così da poterlo tenere in vita. Il fiume nato da questo gesto d’amore oggi si trova in Sicilia con il nome di Aci. Nel nostro quadro viene rappresentata Galatea con lo sguardo rivolto verso l’alto e in piedi, sopra ad un cocchio formato da una capasanta e trainato da due delfini, mentre naviga sulle acque appena create. Attorno alla ninfa assistono al suo trionfo le divinità marine, i tritoni e le nereidi. Nel frattempo, tre amorini aleggiano in alto, sopra all’evento: uno regge una fiaccola, simbolo di speranza, gli altri incordano le frecce nei loro archi. Un vero e proprio trionfo dell’amore. Nella seconda opera, invece, è rappresentato un altro episodio mitologico, tratto dai racconti di Ovidio e di Catullo: l’incontro tra Bacco e Arianna, dopo che la principessa cretese fu abbandonata sulla spiaggia di Naxos da Teseo. L’eroe ateniese, infatti, ucciso il minotauro grazie all’aiuto di Arianna, figlia di Minosse, re di Creta, aspettò che la fanciulla si addormentasse sull’isola di Naxos per ripartire con la sua nave e i suoi compagni. Al risveglio Arianna, disperata e delusa, iniziò a piangere, ma all’improvviso giunse il Carro trionfale di Bacco (o Dioniso), appena sfuggito dalla maga Circe, accompagnato da un corteo di ninfe e fauni e da un carro trainato da leopardi. Appena vide la giovane Arianna se ne innamorò, scese dal suo carro, la raggiunse e le donò una meravigliosa corona d’oro creta da Efeso che, lanciata in cielo, andò a formare la costellazione della Corona Boreale. Arianna ricambiato l’amore per il dio, lo seguì in cielo, per raggiungere le altre divinità dell’Olimpo.

In entrambi i dipinti si possono riscontrare degli espliciti riferimenti ad un’artista attivo a Napoli, Francesco Solimena (1657-1747), tra i maggiori interpreti della cultura tardo barocca in Italia. Il pittore delle nostre tele, infatti, sembra rifarsi sia per lo stile, focalizzato sui personaggi caratterizzati da forti ombre e da tessuti leggeri, sia per le composizioni tanto a Solimena, quanto alle sperimentazioni cromatiche di Luca Giordano, alla pittura vigorosa ed espressiva di Mattia Preti, ma anche alla pittura del “chiaroscuro” di Caravaggio e di Giovanni Battista Caracciolo, artisti che hanno lasciato un solco indelebile nella Napoli del XVII secolo, capitale europea della pittura barocca. Nello specifico, oltre al modello raffaellesco, nel Trionfo di Galatea possiamo accostare la figura del satiro a destra che stringe una delle nereidi al Ratto di Elena di Luca Giordano (1665, Gallerie d’Italia, Napoli) e al Ratto di Proserpina di Mattia Preti (Galleria Pallavicini, Roma), oltre che alla famosa scultura del Bernini (1621-22, Galleria Borghese, Roma). Il dipinto con Bacco e Arianna, invece, riprende alcune delle figure ideate da Solimena nel suo quadro omonimo presente nel mercato antiquario. In particolare, sono rassomiglianti le posizioni di Bacco con il braccio teso ad indicare le nubi nel cielo attraverso cui porterà Arianna nell’Olimpo, la figura della principessa a cui è affiancato un putto alato con fiaccola, lo scorcio della prua della nave di Teseo in partenza e il satiro alle spalle del Dio, mentre accarezza un leopardo, così come il putto in ginocchio davanti alla fanciulla cretese. Una reinterpretazione in cui il nostro artista ha deciso di concentrarsi sui principali personaggi della scena, a cui è riuscito a dare sentimenti ed emozioni vicinissimi al reale.

 

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