Conversione di Maria Maddalena

Andrea Vicentino (att.to) (Vicenza 1542 circa - Venezia 1618) Conversione di Maria Maddalena Penna, acquerello seppia misure: mm 262 x 320 Andrea Michieli, noto come Andrea Vicentino è stato un pittore italiano del tardo rinascimento. Non si hanno notizie relative la sua primissima formazione, ma per l'attitudine palesate nelle opere iniziali si ritiene che fu allievo, nella sua città natale, di Giovanni Battista Maganza il Vecchio (Calaone 1513 circa -Vicenza 1586). Nel 1572 si trasferì a Venezia e si formò sugli insegnamenti di Tintoretto e di Veronese. Fu per diversi anni a servizio della Serenissima dove realizzò diverse tele e pale d'altare di soggetto religioso per illustri palazzi. Tali opere lo consacrarono come uno dei migliori artisti dell'epoca in grado di sintetizzare la plasticità dei gesti (retaggio di Veronese) con la vivacità compositiva tipica di Tintoretto. Il soggetto rappresentato non è citato nella Bibbia. All'interno di un tempio Gesù è raffigurato sulla destra nell'atto di predicare rivolto agli astanti, è avvolto in un abito riccamente panneggiato e reso morbido dall'abbondante uso di acquerello. Il suo sguardo è rivolto in avanti dove, tra un gruppo di donne, spiccano le figure di Maddalena inginocchiata e colta nell'atto di abbandonare i suoi gioielli e Marta anch'essa in ginocchio e con le braccia aperte per accogliere il Signore. In questo foglio l'autore definisce lo spazio tramite quinte architettoniche scorciate, la composizione è simmetrica e impostata su una prospettiva centrale, le colonne sono il naturale sviluppo dei corpi. I personaggi rappresentati sono divisi in due gruppi separati dal vuoto al centro della scena ribadito dalla maggiore apertura fra le colonne sullo sfondo. Si riporta l'opinione dello storico dell'arte dott. Tommaso Lonedo che ha potuto studiare il disegno e ritiene valida l'antica attribuzione ad Andrea Vicentino in quanto le figure femminili "sono accostabili alle figure di Lia e Rachele che trafugano gli idoli, opera firmata da Micheli e oggi conservata al Museo Civico di Padova. A suggerire l’attribuzione ad Andrea Vicentino sono anche altri dettagli, come la posa dell’uomo barbuto seduto nell’angolo in basso a destra, rappresentato con il capo girato, e le fisionomie e gli sguardi dei personaggi barbuti al centro della scena segnalano, a mio avviso, una forte influenza di Palma il Giovane e di Tintoretto. Un dipinto di analogo soggetto, oggi conservato alla National Gallery di Londra, fu eseguito da Paolo Veronese intorno al 1548 . A questo proposito, è possibile che Andrea Vicentino si sia ispirato anche alla pittura di Veronese per l’impostazione della scena , come suggeriscono anche le architetture in stile palladiano presenti nel disegno, architetture non molto distanti stilisticamente che si notano pure nella tela di Padova." Ottimo stato di conservazione benché un po' debole nel contrasto cromatico. In alto a sinistra a penna in grafia antica: Andrea Vicentino.

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