Chiesetta sull'Adige, Giuseppe Canella, Olio, XIX secolo

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Giuseppe Canella (Verona, 1788 – Firenze, 1847) Chiesetta sull'Adige Olio, diam. cm 12   La vicenda artistica di Giuseppe Canella è fortunatamente tracciabile attraverso l’autobiografia manoscritta dell’artista, oggi conservata presso la civica biblioteca del Castello Sforzesco di...
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Giuseppe Canella (Verona, 1788 – Firenze, 1847)

Chiesetta sull'Adige

Olio, diam. cm 12

 

La vicenda artistica di Giuseppe Canella è fortunatamente tracciabile attraverso l’autobiografia manoscritta dell’artista, oggi conservata presso la civica biblioteca del Castello Sforzesco di Milano. Avviato all’arte pittorica dal padre Giovanni, in concomitanza con il fratello Carlo, Canella si dedicò nella natia Verona all’attività scenografica e alla decorazione ad affresco di ville signorili. A seguito di un soggiorno mantovano, l’artista si convertì al paesaggismo, elaborando le suggestioni del Canaletto quando sostò nel cuore della Serenissima (1815-1818). Canella definì il proprio linguaggio pittorico anche durante un soggiorno all’estero durato oltre un decennio (1819-1832): dapprima in Spagna, con tappe a Barcellona, Valencia, Alicante e Madrid, in seguito a Parigi, spostandosi quindi nella foresta di Fontainebleau, in Alsazia, Normandia e infine Olanda (1826). Autore di vedute spettacolari della Senna e dei boulevards parigini, molto apprezzate dal futuro re Luigi Filippo d’Orléans – che gli conferì una medaglia d’oro –, l’artista si dedicò anche all’esecuzione di marine e scorci dei canali olandesi, confrontandosi con nuovi soggetti urbani dopo il suo ritorno a Milano nel 1832, dove fu nominato Accademico a Brera.

La sua serrata ricerca sul tema del paesaggio proseguì nel corso degli anni trenta dell’Ottocento, in un continuo aggiornamento sugli esempi più avanzati della pittura internazionale, da Paul Huet a Camille Corot, entrambi presenti con lo stesso Canella al Salon parigino del 1827. Non si può del tutto escludere un’ipotesi avanzata recentemente dalla critica, secondo cui Corot e Canella potrebbero essersi incontrati nell’autunno del 1834 sul lago di Garda, ricercata e pittoresca meta per gli artisti dell’epoca: il primo vi soggiornò in settembre fissando dal vero il paesaggio di Riva del Garda e Desenzano sul proprio taccuino di viaggio (Parigi, Musée du Louvre), mentre la presenza del secondo nel Tirolo meridionale è documentata con certezza nel 1835, quando l’artista concluse due Vedute di Trento, esposte nell’autunno dello stesso anno all’Accademia di Belle Arti di Brera (Veduta del Castello del Buonconsiglio e Veduta della Piazza del Duomo di Trento, a cui si aggiunse la Veduta della riva dell’Adige in Trento, ripresa dal rione S. Martino).

La preziosa veduta qui proposta stigmatizza uno degli emblematici scorci dell’artista. Lo spiccato cromatismo rispecchia il gusto miniaturistico accordato da Canella alle vedute paesistiche, tipiche della sua produzione più ricercata. La miniatura raffigura un’ansa del fiume Adige, a cui felicemente si accosta una piccola chiesa, sobriamente decorata nel sottotetto e avvicinata da una torre campanaria. Il pròtiro sulla facciata della chiesa denuncia il contesto settentrionale, come parimenti la struttura architettonica dell’edificio, che ricorda le chiese parimenti trentine di S. Ippolito a Tesimo, S. Giovanni a Ranui e S. Procolo a Naturno. L’adozione di una composizione moderna ed essenziale e l’accentuazione dei valori cromatici e luministici contraddistinguono la produzione estrema del pittore, che, secondo le cronache dell’epoca, fu stroncato a Firenze da un “morbo violento” l’11 settembre 1847.

Lo scorcio montano si raccorda a livello cronologico alla produzione degli anni Trenta, quando l’artista, prima di partire per Roma e Napoli, si soffermò lungamente sulla restituzione artistica di paesaggi lacustri e boschivi del settentrione italiano, come dimostrano anche le date delle Vedute sopracitate che risalgono al 1835.  

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