Scuola di Benvenuto Tisi detto il Garofalo (circa 1476; 1559), San Girolamo

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Scuola di Benvenuto Tisi detto il Garofalo  (Garofalo, circa 1476; Ferrara, 1559) San Girolamo Olio su tavola, cm 34 x 48 Con cornice, cm 46 x 58   L’opera in esame raffigura San Girolamo con la veste rossa cardinalizia abbassata e la tunica scostata per scoprire il...
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Scuola di Benvenuto Tisi detto il Garofalo  (Garofalo, circa 1476; Ferrara, 1559)

San Girolamo

Olio su tavola, cm 34 x 48

Con cornice, cm 46 x 58

 

L’opera in esame raffigura San Girolamo con la veste rossa cardinalizia abbassata e la tunica scostata per scoprire il petto. Il santo è inginocchiato di fronte alla croce posto sul tronco di un albero, mentre si batte il petto con una pietra in segno di pentimento. L’altra mano è poggiata su un teschio, simbolo di penitenza e di riflessione sulla caducità della vita e dei beni materiali. La scena non è ambientata nel deserto come vorrebbero le sacre scritture, bensì entro un articolato paesaggio: brani architettonici e un folto cespuglio, infatti, fanno da quinte sceniche e sullo sfondo si snoda una veduta di città cinta da montagne turchine che sfumano nel cielo. 

La composizione è intessuta di molteplici dettagli, a partire dall’estrema leggibilità dei fili d’erba, dei ramoscelli e delle foglie che compongono la vegetazione, fino alla descrizione puntuale degli edifici sullo sfondo e degli elementi architettonici retrostanti il San Girolamo. 

L’analisi stilistica riconduce all’ambito artistico ferrarese di primo Cinquecento e in particolare a Benvenuto Tisi detto il Garofalo (1476 ca – 1559) come evidenziato dal confronto con opere di analogo soggetto. Si vedano infatti il San Girolamo della collezione Kress (New Orleans, Museum of Art) o quello della Gemaldegalerie di Berlino che presentano peculiarità del tutto simili alla tavola in esame.  il presente riecheggia i sopracitati in termini compositivi, in particolare la ricca ambientazione sia naturale sia architettonica entro cui il Garofalo inserisce con grande perizia diversi elementi descrittivi e di connotazione del personaggio. Anche il segno grafico e deciso che fa da contorno alle figure ma ingentilito dalla morbidezza dei colori ricorda quello del Garofalo insieme alla descrizione lenticolare di tutti i dettagli della vegetazione o delle piccole rocce e sassi che compongono il terreno sterrato in primo piano. 

Il paesaggio sullo sfondo inoltre trova diversi punti di contatto con quello in altre opere del pittore ferrarese (ad esempio la Madonna con bambino in gloria agli Uffizi di Firenze) che, come ben individuato dal Longhi, è influenzato dai paesaggi di Giorgione. Nato forse a Ferrara o forse proprio a Garofolo, in provincia di Rovigo, sembra che Tisi sia stato formato da  Domenico Panetti dal 1491 . Fu Boccaccio Boccaccino con il quale lavorò a Cremona nel 1495 a fargli conoscere lo stile veneto. Nel 1500 compì il suo primo viaggio a Roma e l’anno successivo è invece a Bologna presso Lorenza Costa il Vecchio. Tornato a Ferrara nel 1504 si impegna in diverse commissioni come l’affresco del soffitto nella sala del tesoro a Palazzo Costabili. Le conoscenze del colorismo veneto impartitagli dal Beccaccino si consolidano con un viaggio a Venezia nel 1508. 

Nel 1512 torna a Roma presso la corte di papa Giulio II, dove conobbe Raffaello. Questo incontro influenzò il suo stile, che si trasformò da lombardo in uno stile più classico, che gli valse il titolo di “Raffaello Ferrarese”. 

Benvenuto Tisi morì nel 1559 e venne sepolto nella basilica ferrarese di Santa Maria in Vado nel loculo fattosi costruire già da qualche anno accanto a quello della moglie, morta precedentemente. Nel 1829 le sue spoglie furono trasferite nel cimitero della Certosa di Ferrara, dove nel 1841 gli sarà dedicato un monumento nella Cella degli Uomini Illustri, opera dello scultore Angelo Conti.

 

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