XIX secolo, Ercole Farnese

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XIX secolo Ercole Farnese Marmo bianco di Carrara, cm  Base in marmo verde di Prato   La scultura in esame, posizionata su una base quadrata in marmo verde di Prato (anche noto come “serpentino”) raffigura Ercole in un momento di riposo dalle sue celebri dodici fatiche,...
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Ars Antiqua SRL Ars Antiqua apre nel 2000 per iniziativa di Federico Bulga...

XIX secolo

Ercole Farnese

Marmo bianco di Carrara, cm 

Base in marmo verde di Prato

 

La scultura in esame, posizionata su una base quadrata in marmo verde di Prato (anche noto come “serpentino”) raffigura Ercole in un momento di riposo dalle sue celebri dodici fatiche, appoggiato alla clava da cui pende una pelle di leone, mentre la mano destra, portata dietro la schiena, regge i pomi da lui raccolti nel giardino delle Esperidi dopo aver sorretto sulle spalle il globo terrestre passatogli da Atlante. Eroe caratterizzato da un invincibile coraggio e da una sensibilità tutta umana, raramente riscontrabile in un semidio, fu tra i personaggi mitologici più amati e replicati. Molti uomini celebri aspiravano, infatti, ad essere paragonati a colui aveva saputo sconfiggere alcuni dei mostri più spaventosi del repertorio mitologico classico, dalla terribile Idra al feroce Leone di Nemea: in particolare, nel periodo a cavallo tra il Quattrocento e il Settecento, l’immaginario legato alle sue mirabolanti gesta divenne oggetto di numerosi studi e approfondimenti. Simbolo di forza straordinaria e minuziosa astuzia, Ercole fu così raffigurato dall’antichità ad oggi in varie fatture artistiche (sculture a tutto tondo, dipinti, rilievi e affreschi), tutte facenti riferimento all’originale bronzeo della fine del IV secolo a.C., oggi perduto, e attribuito a Lisippo di Sicione, uno dei massimi scultori di epoca tardoclassica. 

Tra le versioni più celebri dalle quali la scultura in esame trae ispirazione si possono certamente citare il celebre Ercole Farnese di Glicone d’Atene, riferibile al III sec. d.C. e appartenente alla Collezione Farnese, oggi custodito presso il Museo Archeologico di Napoli, rinvenuto nel corso del Cinquecento presso le Terme di Caracalla insieme alla versione oggi conservata alla Reggia di Caserta; o ancora quelle presenti alla Galleria degli Uffizi di Firenze, a Palazzo Pitti, o quella in versione ridotta del Louvre. 

Da notare che tale immagine è presente anche nel sigillo del granduca Cosimo I de’ Medici.

 

 

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